"La Russia è una tirannia temperata dall’omicidio". Antonio Caprarica, noto ex inviato Rai e corrispondente da Mosca negli anni immediatamente successivi al crollo del muro di Berlino, prende in prestito una frase del francese Astolphe de Custine per descrivere la situazione politica della super potenza guidata da Vladimir Putin.
Lei è stato corrispondente da Mosca nei primi anni '90. Com'era la Russia di quel periodo, guidata da Boris Eltsin?
"La Russia dei primi anni '90, con tutti i limiti che aveva, ha conosciuto la prima e unica stagione di libertà nella sua intera storia. Per i critici, il periodo eltsiniano, fu un periodo di anarchia e disordine. Per gli storici più oggettivi, fu il periodo in cui la Russia tentò con molta difficoltà di costruire delle istituzioni democratiche e, per la prima volta nella sua storia, assaporò il gusto della libertà sotto ogni punto di vista. Non parlo solo i diritti politici, ma anche del fatto che nelle estati del '94 e del '95 ben 10 milioni di russi poterono viaggiare liberamente in Occidente, semplicemente con un visto. Non dimentichiamo che Eltsin fu l'uomo che, nel '91, salì sui carri armati dei golpisti, fermandoli con il suo coraggio e con la sua fede in un futuro diverso. Era una Russia che aveva la speranza di costruire un Paese più aperto e moderno, collegato con l'Occidente da vincoli d'amicizia. Fu un fallimento".
Perché?
"Fu un fallimento per i limiti di Eltsin che, dopo la fase eroica del '91-'95, accentuò le sue tendenze autoritarie e lasciò nascere un regime corrotto degno della peggiore cleptocrazia africana. Responsabilità condivisa con la classe imprenditoriale dell'epoca, i cosiddetti oligarchi, che non puntava alla creazione di ricchezza, ma solo alla rapina delle ricchezze naturali della Russia".
E, invece, come vede la Russia di oggi?
"Pochi giorni prima che scoppiasse la guerra in Ucraina, alla conferenza di Monaco sulla sicurezza, la Russia è stata paragonata a una stazione di servizio dotata di missili nucleari. Questo dice tutto della Russia di oggi. Economicamente, è un Paese da terzo mondo che vive della rendita petrolifera. Tagliatela, e sarà come recidergli la giugulare. Politicamente, é un Paese in cui la libertà non è nemmeno una speranza. La Russia di oggi è tornata ai tempi degli Zar: i diritti umani e i diritti civili sono stracciati. Chiunque osa protestare o manifestare, finisce in galera. E, attorno a Putin, gli oligarchi di epoca eltsiniana sono stati sostituiti da una cerchia di cleptocrati che provengono dagli apparati di sicurezza , e sono ora non solo padroni della forza ma anche dei più grandi konglomerat industriali-estrattivi del Paese. Ora, il problema è che una vasta parte dell'opinione pubblica sente che questa autocrazia putiniana gli ha restituito una qualche forma di orgoglio nazionale".
Oggi, quindi, c'è la stessa censura che c'era prima che arrivasse al potere Eltsin?
"Assolutamente sì. Quando io sono arrivato a Mosca da corrispondente RAI, all'inizio degli anni '90, i miei due operatori russi entrarono nel mio ufficio e mi confessarono che erano entrambi stipendiati dal Kgb. Io li guardai e dissi loro: 'miei cari, se non lo foste, non sareste qui a lavorare con me'. Dopo di che feci bonificare il mio studio e trovai due bellissime “cimici” che registravano ogni mio respiro. Oggi, invece, la preoccupazione principale di Putin non è tanto che gli occidentali abbiano un'informazione corretta. Questo non può evitarlo. La sua legge appena varata, grazie alla quale quasi tutti i media stranieri hanno dovuto lasciare la Russia, punta a impedire che anche solo un briciolo di informazione libera raggiunga il suo popolo. Le ultime voci di informazione non conformista sono state spente, tranne la Novaya Gazeta. Per il resto non ci sono più organi d'informazione autonomi e la censura si è estesa ai social tanto che la prospettiva è che la Russia si stacchi da internet. Ci sarà un'alternativa autarchica di internet per gli utenti russi".
Negli ultimi anni la Russia è stata accusata di aver manipolato le elezioni americane diffondendo fake news. Ora tutto questo sparisce? Si torna alla guerra fredda e la globalizzazione diventa solo un ricordo?
“Una stagione si è chiusa per sempre. È finita l’età della pace. Ci eravamo illusi che la globalizzazione dei commerci avrebbe di per sé cancellato la “convenienza” della guerra. Scopriamo, con atroce disillusione, che non era così. E che vale sempre, purtroppo, la massima latina: si vis pacem, para bellum. Dobbiamo cambiare totalmente i nostri parametri mentali , evitare di metterci economicamente alla mercè di Paesi che sfruttano quest’arma per ricattarci. Prima la pandemia, ora la guerra minacciano di portare un colpo mortale alla globalizzazione. Appartengo alla prima generazione che non aveva mai conosciuto la guerra in Europa. Finora. Adess questo fantasma è tornato , e per lungo tempo niente sarà più come prima".
Lei, cosa pensa di Putin?
"Per farsi un'idea basta guardare la vasta letteratura che ha prodotto in questi anni il mondo anglosassone sul personaggio. Noi europei, a quanto pare, non abbiamo voluto sapere nulla di Putin. A noi italiani bastava che il suo regime offrisse spazio ai miliardari con cui facevamo affari. Perché Biden lo ha chiamato killer? Basta leggere il libro 'Gli uomini di Putin' della corrispondente del Financial Times , Catherine Belton, che offre una ricostruzione dettagliata della rete di cleptocrati che sono attorno a Putin e i legami con la mafia russa. Putin è un uomo del Kgb che, grazie all'uso spregiudicato del suo potere, è diventato uno degli uomini più ricchi del mondo, se non il più ricco. Dal punto di vista politico, ha l'ambizione di restituire alla Russia i confini di Pietro il Grande che arrivava fino al Dnepr, cioè fin dove le truppe russe attualmente stanno portando distruzione e morte. Pur di rincorrrere questo sogno non esita a esporre il suo Paese a una catastrofe economica".
In questi giorni il segretario del Pd, Enrico Letta, è stato criticato dai pacifisti per aver acconsentito all'invio di armi in sostegno all'Ucraina. Lei cosa ne pensa?
"Non voglio polemizzare con nessuno né pensare che le ragioni dei pacifisti italiani non siano nobili, però, deve essere chiaro che quanti vogliono aiutare l’Ucraina a resistere all’invasione non sono guerrafondai. Qualcuno pensa davvero che basti invocare la pace per fermare Putin? Se pensa che questo sia sufficiente, spero che i fatti lo provino. Ma finora Putin fa parlare solo i cannoni. Lo dico da uomo di sinistra : la cosiddetta sinistra pacifista non ha il monopolio del desiderio della pace. La questione vera è come raggiungere questa pace. Se pensano che basti invocarla per farsi ascoltare da Putin, mi auguro che abbiano ragione. Nel frattempo, però, il nostro dovere di europei e di amanti della democrazia e della libertà è di rispondere al grido d'aiuto degli ucraini. Non è la Nato che dice loro "combattete", sono gli ucraini che combattono per difendere la propria terra. Come fecero i nostri partigiani contro i nazisti.
È doveroso aiutarli e questo passerà ai libri di storia come la cosa giusta. Dare le armi agli ucraini è il minimo sindacale che possono fare dei democratici che la mattina vogliono guardarsi allo specchio con rispetto per sé stessi".
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