L'attentatore di Nizza, Brahim Aouissaoui , è sbarcato a Lampedusa tra il 29 e il 30 settembre scorsi. Secondo l'intelligence è sicuramente arrivato a bordo di uno dei barchini lasciati a poche miglia dalla costa dell'isola più a sud d'Italia da una qualche nave madre. In quel periodo furono 138 gli immigrati giunti al porto nuovo. Erano i giorni in cui un peschereccio tunisino speronò una motovedetta della Guardia di Finanza nel tentativo di fuggire. Momenti in cui i clandestini arrivavano uno dopo l'altro. Auissaoui, nato in Tunisia il 29 marzo del 1999, quindi giovanissimo, dopo un breve periodo passato nell'hotspot di Contrada Imbriacola, fu ospitato sulla nave quarantena Rhapsody e portato a Bari assieme ad altre 800 persone tra il 5 e il 6 ottobre.
Era ancora lì il 9, quando fu foto-segnalato nel centro di identificazione della città pugliese e quando gli fu rilasciato un foglio della Croce Rossa, lo stesso che ieri gli hanno trovato addosso e che ha consentito di ripercorrere le tappe approssimative del suo viaggio. Cosa certa è che le forze dell'ordine hanno verificato che il suo nome è inserito nel database per «illecito ingresso in territorio nazionale», che in termini più semplici significa entrato come «clandestino» e che la foto in loro possesso corrisponde a quella diramata dalla polizia francese. Chi indaga sta cercando di capire il perché nonostante il foglio di via entro 7 giorni, certamente emesso, l'uomo fosse stato lasciato libero di circolare e non rimpatriato. Ma si sta cercando soprattutto di capire chi lo abbia aiutato a raggiungere la Francia, dove è entrato illegalmente e come vi sia arrivato. Per il procuratore nazionale antiterrorismo francese, Jean-Francois Ricard, l'attentatore era sconosciuto ai servizi segreti transalpini.
In questo momento è fondamentale ricostruire i rapporti di Aouissaoui con eventuali altre persone, soprattutto con coloro che erano con lui sullo stesso barchino arrivato dalla Tunisia. «Difficile - fanno sapere fonti di intelligence - possa trattarsi del componente di una cellula, soprattutto perché ha colpito da solo. Ma qualcuno deve averlo aiutato ad arrivare a Nizza. In genere il profilo di questi personaggi è quello di soggetti radicalizzati nella patria d'origine, che arrivano a colpire in momenti di forte odio sociale verso coloro che disprezzano il mondo islamico. In questo caso la scintilla scatenante potrebbe essere stata una nuova vignetta di Charlie Hebdo». E proseguono: «Si tratta di un'atipicità, visto che di solito si ha a che fare con radicalizzati nel Paese ospite che li ha accolti». Ma non ci si deve dimenticare che anche l'attentatore di Berlino, Anis Amri, era arrivato in Italia a bordo di un barcone e poi era partito per la Germania. «Lo diciamo da sempre - spiega il coordinatore di Forza Italia a Lampedusa Rosario Costanza - che è un dato appurato che tra i migranti arrivino anche terroristi». Aouissaoui, appena catturato dopo aver ucciso tre persone, decapitandone una, ha detto di chiamarsi Brahimi e di aver agito da solo. È stato ferito dalla polizia e continuava a gridare «Allah Akbar», «Allah è grande». È improbabile che volesse colpire in Italia, visto che dopo il 9 ottobre sarebbe partito subito alla volta del Nord per poi raggiungere la sua destinazione finale, la Francia, dove probabilmente è arrivato passando da Ventimiglia o territori limitrofi. Molti sono infatti i migranti che tentano di varcare il confine a bordo di camion o salendo su per le montagne.
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