«Miss veleno», al secolo Doan Thi Huong, l'ha sorpreso alle spalle premendogli sul volto un fazzoletto imbevuto di gas nervino. Così è stato assassinato lo scorso 13 febbraio all'aeroporto di Kuala Lumpur Kim Jong-nam, figlio primogenito del «caro leader» nordcoreano Kim Jong-il, ma soprattutto fratello dell'attuale dittatore Kim Jong-un.
La notizia è stata resa nota ieri dal Dipartimento di chimica dello University Medical Centre, che ha divulgato i risultati degli esami autoptici effettuati sul cadavere. Tracce di gas nervino sono state rilevate su naso, bocca e nel sangue di Jong-nam, eliminato mentre era in attesa di imbarcarsi su un volo per Macao. L'agente chimico utilizzato è conosciuto con il nome di «Vx». Si tratta di una variante del «Sarin», classificato dalle Nazioni Unite come arma di distruzione di massa, ma ampiamente utilizzato dal governo di Pyongyang per far fuori i nemici del regime.
A questa conclusione è giunto Lee Byung-Ho, il direttore generale del National Intelligence Service della Corea del Sud. Secondo l'alto funzionario, la Corea del Nord ha iniziato a produrre armi chimiche negli anni Ottanta. Sul territorio sarebbero addirittura dislocati otto impianti, «due sappiamo con certezza dove si trovano - ha spiegato Lee - uno a Chongjin, sulla costa nord-orientale, l'altro a Sinuiju, nel nord-ovest. Nei laboratori il Vx viene prodotto in collaborazione di chimici di nazionalità cinese, per un volume stimato attorno alle cinquemila tonnellate».
La Corea del Sud ha chiesto a Pyongyang di ammettere le responsabilità nell'omicidio di Jong-nam. «È arrivato il momento di giocare a carte scoperte - ha affermato il ministro degli esteri Yun Byung-se - sono stati loro ad ucciderlo. Forse è il caso che la Corea del Nord cooperi nelle indagini per non rovinare ulteriormente la sua immagine a livello internazionale». Dichiarazione rafforzata dopo che la polizia di Kuala Lumpur ha posto in stato di fermo il 44enne Hyong Kwang Song, secondo segretario presso l'ambasciata nordcoreana in Malesia.
La storia del gas nervino è legata a una terribile e prolungata scia di morte. Sviluppato in Gran Bretagna e Stati Uniti negli anni Cinquanta, è stato utilizzato dall'Iraq, ai tempi di Saddam, in particolare nel 1998 nella strage di Halabja, quando furono sterminati cinquemila curdi, ma anche prima, durante la guerra contro l'Iran. Il Vx si presenta come liquido incolore, inodore e di consistenza oleosa. L'esposizione è fatale nel giro di pochi minuti. Provoca la paralisi dei muscoli del corpo, compreso il diaframma, con conseguente morte per asfissia. Le immagini registrate dalle telecamere dell'assassinio di Jong-nam sono impietose e confermano la dinamica della morte sopraggiunta per mano del Vx. Nei secondi successivi all'aggressione l'uomo chiede aiuto a un poliziotto, sembra lucido, ma il gas nervino sta facendo il suo effetto, e il momento in cui si accascia è quello in cui il diaframma si è paralizzato, provocando l'asfissia.
«Miss Veleno», la vietnamita colpevole dell'aggressione, ha preso parte all'azione a mani nude, e ieri nel carcere di Kuala Lumpur ha iniziato a mostrare segni di malessere, come vomito e crisi respiratorie.
La notizia, trapelata dalle colonne dell'Utusan, è stata ribadita dal capo della polizia Khalid Abu Bakar. «Non è servito a nulla lavarsi le mani dopo l'attacco. Senza osservare particolari precauzioni ora anche la killer di Jong-Nam rischia la vita».
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