L'affare D'Alema in Parlamento. "Per lui mediazioni senza tetto"

Gasparri interroga. Il manager Giordo fatto fuori via Dagospia

L'affare D'Alema in Parlamento. "Per lui mediazioni senza tetto"

Massimo D'Alema avrebbe strappato nell'affare colombiano, poi saltato, condizioni più vantaggiose di quelle di altri partner commerciali di Leonardo. È quanto emerge da un'interrogazione parlamentare a firma Maurizio Gasparri, che contiene alcuni termini contrattuali di Aviatek, la società con cui Leonardo avrebbe già un contratto per la vendita di aerei M-346 alla Colombia firmato nell'aprile 2021, cioè da prima che l'ex premier si inserisse nel business poi andato in fumo.

Quando D'Alema grazie alle sue conoscenze dirette interessa Leonardo, l'azienda, come avevamo dato conto nei giorni scorsi, aveva - oltre che un canale già aperto a livello istituzionale col ministero della Difesa italiano - anche un contratto di promozione commerciale con la colombiana Aviatek di Zapata. Società che lo stesso D'Alema in chat con gli altri consulenti definiva un «problema che risolveremo». Come fosse un ostacolo da superare. Del resto D'Alema non aveva alcun mandato ufficiale a negoziare aerei e navi militari per conto delle partecipate dallo Stato, e aveva indicato nello studio legale Robert Allen Law di Miami il soggetto attraverso cui far passare l'operazione e le mediazioni. Nei suoi piani Leonardo e Fincantieri avrebbero dovuto firmare un contratto con Allen, e poi questo ne avrebbe firmato a sua volta uno con i mediatori colombiani: «Tutti i compensi che Allen riceverà da Fincantieri e Leonardo saranno suddivisi al 50% con la parte colombiana». E rassicurava: «Divideremo tutto». In ballo c'erano 80 milioni di euro di mediazioni, il 2% di un business da 4 miliardi. Ed erano condizioni «straordinarie», rivendicava D'Alema nell'audio registrato a sua insaputa: «Normalmente i contratti di promozione commerciale hanno in tetto, un cap, in questo caso no. In questo caso è un contratto commerciale del 2% dell'ammontare del business». E infatti, la bozza di contratto che Leonardo era arrivata a scrivere per Allen, poi non perfezionata, prevedeva proprio quello di cui parlava D'Alema: il 2%, senza tetto. Aviatek invece avrebbe avuto condizioni meno vantaggiose, secondo l'interrogazione di Fi, che parla di un accordo tra Aviatek e Leonardo per la vendita di cinque aerei M-346 con un premio del «4% del venduto e con un cap, un tetto massimo di 10 milioni di euro». Proprio il tetto che invece D'Alema rivendicava non ci sarebbe stato nel contratto per Allen. Non solo. Quello con Aviatek non prevederebbe alcun rimborso spese. Un altro punto che invece stava a cuore a D'Alema: «Noi abbiamo chiesto che i contratti prevedano anche un compenso come rimborso spese. Non abbiamo ancora ottenuto una definizione quantitativa ma farà parte anche questa del contratto o forse si farà un piccolo contratto ulteriore».

Intanto il primo a saltare sull'affare colombiano, senza che nemmeno fosse finito l'audit interno, è stato Giuseppe Giordo, direttore generale Navi Militari di Fincantieri. La società partecipata dallo Stato e quotata in borsa, ha sospeso le deleghe operative al manager - che era in corsa per diventare amministratore delegato - senza una comunicazione ufficiale e dunque senza una comunicazione al mercato. La decisone è trapelata via Dagospia, sito che per primo ha pubblicato l'indiscrezione. E questo nonostante la Divisione militare guidata da Giordo rappresenti il 35% del fatturato del Gruppo.

A Giordo è arrivata una lettera di sospensione generica che citava indiscrezioni di stampa. Non c'è stata però un'audizione da parte degli organismi competenti. Una procedura quantomeno anomala per un'azienda strategica quotata in borsa.

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