Il mondo dei bambini delle elementari è fatto di cose piccole e sogni bellissimi, di braccialettini costruiti a mano e regalati durante l'intervallo, di collezioni di pupazzetti di plastica dimenticati nelle tasche dei grembiulini, di fogli stropicciati con gli schemi per fare goal. Dettagli sacrosanti a dieci anni. Spazzati via in una manciata di secondi. Senza senso.
«State per morire» li ha guardati negli occhi il loro assassino prima di cominciare a sparare. E si è portato via tutto: la gioia di Jose - che dopo il premio per i suoi bei voti camminava a mezzo metro da terra tutto fiero - l'esuberanza di Xavier - di cui rimarranno i video di Tik Tok in cui ballava come un matto con i suoi fratellini. Makenna e i suoi cerchietti con i fiocchi per tenere a posto i bellissimi capelli biondi, Annabella e i suoi buchi nelle orecchie che la facevano sentire «una delle medie». Nulla, non rimane più nulla, solo zaini sporchi di sangue e genitori straziati dal dolore.
Amerie Jo è stata la prima a morire: quando l'uomo armato è entrato a scuola, la bambina ha sfoderato tutto il suo coraggio, ha preso il cellulare che aveva nella cartella e ha chiamato il numero di emergenza, lanciando l'allarme. E sperando per un attimo di mettere in salvo tutta la classe. Lui le ha sparato per prima. Ora il suo papà, via Facebook, scrive post che cercano di dare un minimo di senso alla voragine con cui dovrà convivere a vita: «Purtroppo mia figlia è stata trovata. Il mio piccolo amore ora vola con gli angeli. Per favore, non date mai nulla per scontato. Abbracciate la vostra famiglia. Dite ai vostri figli che li amate. Ti amo Amerie Jo. Proteggi il tuo fratellino per me».
La mamma di Xavier mostra la foto del figlio, con i palloncini sullo sfondo, mentre stringe il suo diploma di studente modello: «Amore mio, non dimenticherò mai il suo sorriso». E ora gli stessi genitori che si sono conosciuti fuori da scuola, aspettando il pullman al ritorno dalla gita, che si sono scambiati sguardi commossi agli spettacoli di fine anno, condividono ore di atrocità nel tendone allestito di fianco alla scuola. Assieme a loro anche le famiglie delle due maestre uccise. Irma Garcia, 46 anni, nominata insegnante dell'anno nel 2019, si è lanciata sui suoi alunni per cercare di proteggerli. «Era amata da molti e ci mancherà davvero» scrive il nipote sui social. Eva Mireles invece aveva 44 anni. «Mamma, sei un eroe - le dice ora la figlia piangendo con lo sguardo rivolto al cielo - Continuo a ripetermi che non è vero, voglio solo risentire la tua voce. Non so come farò a vivere senza di te». È stata la zia di Eva Mireles, la prima confermare l'identità della vittima: «Non avrei mai immaginato che questo sarebbe potuto succedere a un mio familiare». E nessuna di quelle famiglie avrebbe mai pensato di utilizzare una foto dei propri figli, scattata durante compleanni o una giornata qualunque, per una lapide. Tanto meno avrebbe mai pensato di vederla pubblicata sui quotidiani di tutto il mondo.
Eppure, in un paese in cui si contano 900 sparatorie in 10 anni, non si può escludere che lasciare i propri figli a scuola possa equivalere a esporli a un rischio del genere. Quando le loro uniche preoccupazioni dovrebbero essere qualche sgridata in famiglia e la litigata con l'amichetto da risolvere con le filastrocche per far pace. A 10 anni dovrebbe funzionare così.
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