L'America espelle l'ultimo carceriere nazista. Ma la Germania non sa ancora se processarlo

Jakiw Palij, 95enne in sedia a rotelle, era custode nel lager di Trawniki

Jakiw Palij prelevato dalla sua casa nel Bronx
Jakiw Palij prelevato dalla sua casa nel Bronx

Quando aveva messo piede per la prima volta negli Stati Uniti, nel 1949, si era presentato come un agricoltore. Mentendo, aveva detto di aver trascorso il periodo della Seconda guerra mondiale nel suo paese in Germania, lavorando la terra. L'aveva fatta franca: al confine nessuno aveva sospettato che potesse essere un criminale nazista, quale in effetti era. Né che avesse lavorato al campo di concentramento di Trawniki, nell'allora Polonia occupata, dove decine di migliaia di ebrei e prigionieri di guerra sovietici hanno trovato la morte, come in effetti aveva fatto. Lunedì, a quasi settant'anni dal suo ingresso negli Usa, l'autorità per l'immigrazione della Casa Bianca l'ha espulso verso la Germania: volo per Dusseldorf a bordo di un aereo militare e, da lì, trasferimento in una struttura per anziani a Munster. Gli agenti che l'hanno prelevato non si sono fatti impietosire dai suoi 95 anni, né dai suoi lamenti o dalla sedia a rotelle a cui è costretto: l'hanno caricato su una barella e portato via.

Palij, nato in quella che allora era la Polonia e che oggi è l'Ucraina, ha lavorato come custode nel campo di lavoro forzato di Trawniki, uno dei teatri della cosiddetta «Festa del raccolto», la più grande fucilazione di massa di detenuti della Guerra in cui morirono in totale 42mila ebrei. Fuggendo dal proprio passato, dal '49 l'uomo si stabilì nel Queens, a New York. Qui visse indisturbato fino al 2003, quando la sua vita precedente tornò a fare capolino: un giudice federale dimostrò che Palij aveva nascosto i suoi trascorsi di criminale nazista e gli ritirò la cittadinanza statunitense. Di fatto, però, negli ultimi quindici anni l'ex custode di Trawniki ha continuato a vivere in un limbo giudiziario, poiché né la Polonia né l'Ucraina se lo volevano riprendere. Lo stallo è stato superato grazie all'intervento di Berlino, che ha acconsentito alla richiesta di accogliere il 95enne. «È un obbligo che scaturisce dalla nostra storia - ha detto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung -, una presa di responsabilità nei confronti delle vittime del nazismo così come dei partner internazionali». Gioisce anche la Casa Bianca, secondo cui Palij era l'ultimo criminale nazista in territorio statunitense. «La sua espulsione è un messaggio forte: gli Usa non tollereranno più quanti hanno partecipato a crimini nazisti e altre violazioni dei diritti umani», si legge in una nota diramata da Washington. Il suo caso era regolarmente segnalato anche dal Centro Simon Wiesenthal, che si occupa di antisemitismo e ricerche storiche sull'Olocausto e ogni anno pubblica la lista delle personalità del Terzo Reich ancora in libertà.

Il ritorno nel Vecchio Continente dell'ultimo dei nazisti d'Oltreoceano non significa, però, che sarà processato: vista l'età e le condizioni di salute, i media tedeschi escludono che possa doversi presentare in un'aula di tribunale.

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