«Si apre una nuova era di convivenza e prosperità in Catalogna, un passo coraggioso e necessario verso la riunificazione». Così il premier spagnolo Pedro Sánchez, dopo che il Congresso dei deputati spagnolo ha approvato il l'amnistia per gli indipendentisti catalani. Arriva in porto quindi la promessa (per alcuni patto, per altri accordo sottobanco, per altri ancora vergogna) che ha permesso la formazione del nuovo esecutivo spagnolo dopo l'esito delle ultime elezioni. Un accordo con i «nemici» pur di rimanere al potere. 178 i voti a favore, 172 quelli contrari, dimostrazione di quanto la spaccatura resti fortissima nel Paese, in attesa che il testo passi all'esame del Senato.
L'amnistia riguarderà tutte le persone indagate o imputate per il tentativo di secessione della Catalogna, dal 1° novembre 2011 al 13 novembre 2023, e aprirà la strada al rientro in Spagna dell'ex presidente catalano Carles Puigdemont, rifugiatosi in Belgio per fuggire alla giustizia di Madrid dopo la dichiarazione unilaterale d'indipendenza della Regione. Il percorso politico dell'amnistia è segnato, anche se il partito popolare e Vox cercheranno di ostacolarlo in ogni modo. Dopo la praticamente certa bocciatura al Senato, l'amnistia tornerà al Congresso per essere approvata definitivamente. Ma tra polemiche, accuse e rabbia, non è finita qui perché la portavoce degli indipendentisti di Junts al Congresso Míriam Nogueras non si accontenta: «L'obiettivo è ancora l'indipendenza», ha detto. «Superare un periodo errato di repressione giudiziaria e poliziesca di un movimento politico», ha commentato invece Puigdemont mentre in Aula, subito dopo il voto, si sono levati gli applausi dei partiti indipendentisti.
Promessa mantenuta e non poteva essere altrimenti. Senza l'amnistia infatti gli indipendentisti non avrebbero mai appoggiato la nascita del nuovo governo Sánchez. Un accordo che ha scatenato la rabbia delle opposizioni ma anche di buona parte della società civile spagnola con manifestazioni di piazza contro il provvedimento e le opposizioni che restano sul piede di guerra. «L'amnistia agli indipendentisti catalani divide in due la Catalogna e la Spagna. Non è una riconciliazione ma una sottomissione. Non parlate di convivenza perché l'amnistia schiaccia i diritti, non parlate di giustizia perché l'amnistia la aggira», ha commentato il leader del Partito popolare Alberto Núñez Feijóo.
Durissimo anche il leader di Vox Santiago Abascal secondo cui «il Congresso converte oggi i politici, purché siano di sinistra o separatisti in una casta privilegiata e impunita. Un attacco alla dignità degli spagnoli». Il governo è fatto, l'amnistia pure. Ma il caos in Spagna non finisce qui.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.