«Incresciose» le manganellate agli studenti nelle manifestazioni di fine gennaio, che hanno «causato danni a persone estranee al gruppo dei facinorosi». Ma quelle proteste - scatenate in seguito alla morte «inaccettabile» dello studente 18enne Lorenzo Parelli in un incidente in fabbrica nell'ultimo giorno della sua alternanza scuola-lavoro nate anche per il disagio causato dalle restrizioni della pandemia, erano finite sotto la regia di centri sociali e anarchici, che cercavano lo scontro.
Così dice il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese nell'informativa al Senato sulle manifestazioni delle scorse settimane. Per poi sottolineare come, per evitare che si ripetano episodi simili, «la via maestra è il confronto». Tanto che, ricordando che le manifestazioni del successivo 4 febbraio si sono svolte «senza criticità», la titolare del Viminale attribuisce il merito a «un più intenso dialogo con gli studenti». A margine, un plauso a «flessibilità ed equilibrio», qualità in dote alle forze dell'ordine delle quali, aggiunge il ministro, «sono certa faranno ampio uso», ribadendo appunto di avere «fiducia in loro». Dunque sì alla doverosa «riflessione a fondo» per gli incidenti che hanno coinvolto studenti innocenti, ma anche solidarietà per le forze dell'ordine, per le quali il ministro sottolinea l'importanza dell'adozione delle bodycam. Le telecamere che verranno date agli operatori di polizia impegnati in operazioni di ordine pubblico, spiega Lamorgese, «rappresentano un passo importante, destinato a rinsaldare i sentimenti di vicinanza e fiducia che legano i cittadini alle forze di polizia, chiamate a difendere le libertà civili sancite dalla Costituzione». Le bodycam, insomma, dovrebbero per il ministro «garantire la trasparenza della loro attività», oltre che rendere «sempre possibile ricostruire l'esatto andamento dei fatti». Quanto agli scontri di fine gennaio, Lamorgese assicura che le immagini disponibili sono a disposizione della magistratura che «è nelle piene condizioni di accertare la dinamica dei fatti e le responsabilità», anche quelle eventuali della polizia. Ma, insiste il ministro, erano i militanti di centri sociali e anarchici che cercavano lo scontro. A Roma, spiega, «l'intenzione di arrivare ad uno scontro con i rappresentanti delle forze dell'ordine era testimoniata anche dal travisamento di alcuni dei manifestanti con caschi, cappucci e soprattutto dal ripetuto lancio di fumogeni e bombe carta» oltre che di botte contro la polizia, mentre a Torino dei 17 manifestanti denunciati per le violenze ben 13 venivano dal centro sociale Askatasuna, considerato il «regista» degli scontri. Stessa storia a Milano, per mano di «soggetti appartenenti all'area antagonista e anarchica», e a Napoli, dove i facinorosi arrivavano da centri sociali e organizzazioni di disoccupati.
Ma provocazioni o meno, Laura Garavini di Iv e Marco Pellegrini (M5s) ribadiscono l'«inaccettabilità» delle manganellate, mentre per la senatrice Fdi Daniela Santanché gli scontri dimostrano «l'incapacità» della Lamorgese di fare prevenzione.
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