Riccardo Pelliccetti
Yamato Tanooka ha soltanto sette anni ma ha superato la prova più dura della sua breve vita: è sopravvissuto da solo per oltre sei giorni, senza cibo, nei boschi dell'isola di Hokkaido, in Giappone. Un'esperienza indelebile che però il bambino sembra aver vissuto senza gravi traumi. Tutto era cominciato sabato scorso, quando dopo l'ennesima marachella che aveva esasperato i genitori, era stato costretto dal padre a scendere dall'automobile e lasciato alle pendici del monte Komagatake per punizione. I genitori dopo qualche minuto erano tornati per riprenderlo ma di lui non c'era più traccia. Yamato, convinto di essere stato abbandonato, aveva deciso di trovare un riparo vagando nella zona, che è infestata dagli orsi e dove la temperatura scende fino a 5 gradi la notte.
Il padre aveva così lanciato l'allarme affermando, in un primo momento, che il bambino si era perso mentre raccoglieva fiori nel bosco. Ma poi ha raccontato la verità. «Volevo solo punirlo, spaventarlo per un po'».
La macchina dei soccorsi è scattata immediatamente e ha visto scendere in campo oltre 180 uomini, tra soldati, poliziotti e vigili del fuoco. Ma per sei giorni le ricerche non hanno dato frutti, lasciando con il fiato sospeso non solo il Giappone ma il mondo intero. Soltanto ieri mattina attorno alle 8, ora locale, il bambino è stato ritrovato da un soldato all'interno di una postazione militare, un baracchino di lamiera a oltre 5 chilometri dal luogo in cui era stato abbandonato. Quando il militare ha aperto la porta del capanno, ha trovato il piccolo che dormiva, sdraiato su un materasso. «Sei Yamato?», gli ha chiesto il soldato. Il bimbo ha risposto di sì e ha detto di avere fame. «Gli ho dato acqua, pane e polpette di riso».
Yamato è stato subito portato in ospedale dove i medici hanno riscontrato una leggera disidratazione e alcuni graffi su gambe e braccia, ma sostanzialmente in buona salute. Nei sei giorni che ha trascorso nei boschi ha infatti resistito alle basse temperature notturne, il bimbo presenta anche lievi segni d'ipotermia, bevendo solo acqua da una fontana vicino alla baracca dove aveva trovato riparo. Quando il padre ha saputo del suo ritrovamento è scoppiato in lacrime e ha poi chiesto scusa al figlio per avergli causato tanto dolore. «Lui ha annuito, le labbra un po' asciutte... È incredibile che sia sano e salvo. Non so trovare le parole», ha detto singhiozzando. Poi, davanti all'ospedale, il padre visibilmente provato ha chiesto scusa a tutti. «Il mio gesto eccessivo gli ha creato enormi problemi. Chiedo profondamente perdono a tutti coloro che hanno partecipato alle operazioni di soccorso e a tutti coloro a cui ho provocato apprensione».
Il web nel frattempo si è scatenato, tra commenti festosi e critiche ai genitori. Per Yamato, invece, solo complimenti. La foto del bimbo sorridente, con le due dita sollevate in segno di vittoria, ha fatto il giro del mondo: a sette anni, il piccolo samurai ha superato la fame e la solitudine. E la sua impresa ricorda lontanamente quelle dei soldati giapponesi che, finita la seconda guerra mondiale, non accettarono la resa e si nascosero nella giungla. Come il tenente Hiro Onoda, che rimase trent'anni celato tra le montagne delle Filippine per mantenere intatto l'onore.
Depose la spada solo quando il suo diretto ufficiale superiore fu mandato appositamente nelle Filippine nel 1974 per ordinargli di arrendersi. E quando rientrò in Giappone fu accolto con tutti gli onori. Come il piccolo Yamato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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