La Lega contro la Raggi: si deve dimettere subito

Il capogruppo del Carroccio a Roma: invece che legalità ha portato disastri

La Lega contro la Raggi: si deve dimettere subito

Roma - È cominciata la marcia leghista sulla capitale. I tempi di Roma ladrona appaiono sempre più lontani. E, complici i guai giudiziari e non solo della sindaca M5s Virginia Raggi, il Carroccio comincia a prendere le misure del Campidoglio, forte della sua avanzata a livello nazionale e apparentemente senza curarsi dell'alleanza di governo gialloverde. Anzi, nella partita del Campidoglio la Lega vede un'occasione per formalizzare la leadership del centrodestra, anche se una corsa contro i Cinque stelle potrebbe avere delle ripercussioni sulla tenuta dell'esecutivo.

Le schermaglie verbali tra Lega e M5s sulla gestione della città ormai sono quotidiane ed è evidente che a livello locale i due alleati siedono in opposti schieramenti. A dare voce ai desideri fino a poco tempo fa inconfessabili del partito è il capogruppo leghista in assemblea capitolina, Maurizio Politi, che chiede le dimissioni della Raggi. Non per questioni giudiziarie, visto che il 10 novembre è prevista la sentenza del processo Marra che la vede imputata per falso e la sindaca ha sempre detto che in caso di condanna si atterrà al codice etico dei Cinque stelle. I guai con la Procura non c'entrano, anche se ora a complicare le cose è sopraggiunta la chiusura dell'inchiesta sullo stadio della Roma con la probabile e imminente richiesta di rinvio a giudizio di una ventina di persone, tra cui il consulente M5s del Comune Luca Lanzalone e il costruttore Luca Parnasi. Politi ritiene che la Raggi si debba «dimettere per i disastri che sta facendo alla città». «Tanti problemi sono stati ereditati - ammette - ma Atac sta andando allo sbaraglio, su Ama ci sono problemi di bilancio, la situazione della manutenzione delle strade è sotto gli occhi di tutti. Hanno promesso legalità, hanno portato solo immobilismo». Sabato scorso il leghista era presente alla manifestazione contro la Raggi. Ma la marcia di avvicinamento al Campidoglio era già cominciata. È stata l'uscita del ministro dell'Interno Matteo Salvini - nei giorni successivi alla tragedia della sedicenne drogata, abusata e lasciata morire in uno stabile abbandonato nel quartiere San Lorenzo - a segnare il giro di boa. «Roma non può permettersi buchi neri e una ragazza non può morire stuprata nel cuore della città», aveva detto il ministro cercando di fare breccia con le sue idee fondate sulla sicurezza e sul no all'immigrazione incontrollata, negli animi dei romani delusi.

Senza sbilanciarsi troppo e comunque disposto a

tendere una mano sul lavoro condiviso tra Viminale e Comune, ma sempre in campagna elettorale. La ricerca di una figura, possibilmente femminile e legata al Carroccio, che possa prendere il posto della Raggi, è già partita.

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