Dal nostro inviato a Palermo
«Open Arms ha messo l'Italia in ginocchio», tuona Giulia Buongiorno dall'aula bunker del carcere Pagliarelli. Il processo sulla nave Open Arms che vede Matteo Salvini alla sbarra rimbomba in una piazza Politeama piena di magliette nere con il faccione di Matteo Salvini stile Wanted e la scritta: «Colpevole di aver difeso i confini dell'Italia». L'allora ministro dell'Interno del governo Lega-M5s di Giuseppe Conte è accusato di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio per aver impedito, nell'agosto del 2019, lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave della Ong spagnola, poi fatti scendere a Lampedusa su ordine dei pm che lo mettono alla sbarra.
La manifestazione di sostegno al ministro dei Trasporti è durata un paio d'ore, sventolano bandiere e striscioni Grazie Matteo, si raccolgono le firme pro-Salvini, Palermo sembrava Pontida visto che è stata pacificamente invasa da un centinaio di eletti tra parlamentari e ministri, ci sono Laura Ravetto e Simonetta Matone, Claudio Durigon e Massimiliano Romeo, i «calabresi» Rosario Sasso e Tilde Minasi, persino quel Giancarlo Giorgetti che secondo qualcuno avrebbe disertato la Sicilia. In realtà il titolare all'Economia ha trascorso la maggior parte del tempo dentro un ristorante, al telefono, lontano da microfoni e telecamere.
La presenza di ministri come Giuseppe Valditara e Roberto Calderoli («Evento riuscito, mi pare. No?», dice al Giornale) ha infastidito le opposizioni. «Protestare contro la magistratura è di una gravità inaudita», sibila Angelo Bonelli di Avs, il Pd si indigna per il ministro dell'Istruzione, che replica «Doveroso stare qui. Vado dove mi pare, da uomo libero». L'eco dell'arringa ogni tanto pare interrompere il brusio dei manifestanti: «La nave non si è imbattuta casualmente nel barcone coi migranti, non fu Alarm Phone a indicare alla Ong la barca, c'era un vero e proprio appuntamento tra scafisti e Open Arms», insiste la Buongiorno e la piazza si infiamma. La prova muscolare fa bene alla compattezza del Carroccio e rilancia la leadership di Salvini, che qualcuno vedeva offuscata da altri leghisti ingombranti come Roberto Vannacci, peraltro assente giustificato.
Ma il rischio è gettare altra benzina sui rapporti tra politica e magistratura. «Questo è un processo con un fine politico, perché Open Arms e migranti festeggiano la caduta di Salvini», come se il mancato sbarco fosse strumentale a disarcionare un ministro, sono le parole della Buongiorno e hanno lo stesso effetto deflagrante sui militanti del verdetto sui migranti destinati agli hotspot in Albania e riportati in Italia - che va valutata sotto il profilo giuridico - arrivata proprio quando a Ventimiglia e Bruxelles un'Europa finalmente consapevole dell'emergenza migratoria, si interroga sul modello degli Cpr extra Ue. Dal tribunale siciliano di Catania era arrivato il pronunciamento svuota Cpr del giudice Iolanda Apostolico che ha quasi disinnescato la lotta all'emigrazione selvaggia. Salvini su X spara, «i pm pro Ong non mi fanno paura», i suoi applaudono: «Se vogliono fare politica si candidino». «È un modo semplicistico e avvelenato di rappresentare i rapporti tra istituzioni», sottolinea il leader Anm Giuseppe Santalucia. «L'ha detto su La7, megafono Pd. È pronto per candidarsi anche lui», replica il deputato, Stefano Candiani, che si è tolto la maglietta nera perché a Palermo ci sono quasi 30 gradi.
Alle 14 arriva la notizia dell'ultima udienza: Salvini rischia sei anni, si deciderà tutto il 20 dicembre. La gente se n'è andata un'oretta prima, quando si è saputo che Salvini non sarebbe venuto. Il tassista che ci porta all'aula bunker ironizza sul leghista ma ripete la stessa frase sentita in piazza, «megghiu u' tintu canusciutu ca u bonu a' canusciri...
», come a dire che alla fine il burbero Salvini è meno pericoloso dei presunti buoni che si battono il petto per salvare i migranti. Ma che sui mercanti di uomini - lo dice persino la magistratura - ci hanno lucrato e speculato politicamente.
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