L'Egitto, la culla della civiltà dell'uomo, la «Madre del mondo» come si celebrano orgogliosamente gli egiziani, si rivela sempre più un gigante dai piedi d'argilla. Pressato al suo interno da una popolazione dalla crescita incontenibile, a cui fa da riscontro una povertà dilagante, l'Egitto deve fronteggiare sia l'attività della criminalità comune organizzata sia la violenza del terrorismo islamico dei Fratelli Musulmani e di «Ansar Bait al-Maqdes» (Partigiani di Gerusalemme) legati all'Isis. Quando nacqui al Cairo nel 1952, c'erano 2 milioni di abitanti, mentre l'Egitto ne contava 20. Quando mi trasferii in Italia nel 1972, il Cairo era diventata una metropoli di 5 milioni di abitanti e l'Egitto era balzato a quota 30 milioni. Oggi il Cairo è una megalopoli da circa 20 milioni di abitanti mentre l'Egitto ha sfondato la soglia di 90 milioni. Una massa umana schiacciata all'interno dello stesso 5 per cento di superficie fertile del Delta e lungo i bordi del Nilo. Nilo che, al pari del pozzo d'acqua in mezzo al deserto, ha plasmato la struttura politica e la cultura della società egiziana. La simbologia della piramide, ovvero un vertice che sovrasta e domina una massa costretta a compattarsi per poter beneficiare dell'unica linfa vitale, è una realtà che ha sempre forgiato la mentalità degli egiziani, imponendo una rigida gerarchia sociale così come avveniva 6mila anni fa. La figura del faraone, un autocrate che incarna i massimi poteri e che finisce per essere idolatrato come un essere superiore dai comuni mortali, è una costante nella storia egiziana al di là delle forme esteriori che accompagnano l'evoluzione dei tempi.
In questo contesto l'Egitto è sprofondato in una crisi economica strutturale. I dati ufficiali indicano che il pil è di circa 324 miliardi di dollari, inferiore a quello della Lombardia, mentre il Reddito pro-capite è di appena 3,7 dollari. Il 45% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà con meno di 2 dollari al giorno, mentre il 30% della popolazione è analfabeta. Ufficialmente ci sono almeno 20 milioni di disoccupati, ma la gran parte dei giovani, non essendo mai entrati nel mercato del lavoro, non risultano nella statistica. Le riserve di valuta straniera si sono dimezzate, creando seri problemi per l'acquisto di cibo e di prodotti petroliferi raffinati. Il turismo ha subito un drastico tracollo dopo la strage dell'aereo russo sui cieli di Sharm el Sheikh con 224 morti lo scorso 31 ottobre.
Il 70% della popolazione è formata da giovani con meno di 30 anni, ogni anno oltre 1 milione di giovani richiedono un nuovo posto di lavoro. Questi giovani, che non hanno la possibilità di metter su la propria famiglia, rappresentano una bomba sessuale letale. È al Cairo, durante la cosiddetta «Primavera araba» nel 2011, che si registrò il fenomeno del «Taharrush gamai», la violenza sessuale di massa, orde di giovani che rapiscono e stuprano le ragazze in luoghi pubblici, così come si è ripetuto nella notte di Capodanno a Colonia e in altre 6 città tedesche, in Svezia, Austria e Svizzera.
Dopo la sconfitta subita nel 1967 nella «Guerra dei sei giorni» contro Israele, la società egiziana si è sempre più islamizzata e polarizzata: l'élite laica e benestante si è affidata alle caserme dell'Esercito, la massa religiosa e non abbiente si è rivolta alle moschee dei Fratelli Musulmani e di altre sigle estremiste islamiche. Ma anche lo stesso potere dei militari è stato man mano contaminato dall'islam. La sharia è la principale fonte della legislazione. Le questioni familiari e patrimoniali sono regolate da tribunali islamici, che attribuiscono alla donna uno status inferiore. L'apostasia del musulmano è sanzionata con la condanna a morte. I cristiani sono tradizionalmente discriminati e oggetto di persecuzioni. A fronte di questo quadro preoccupante, dobbiamo dare atto al presidente Al Sisi che si sta prodigando per laicizzare, stabilizzare e sviluppare l'Egitto. Guai se il barbaro assassinio di Giulio Regeni dovesse incrinare i proficui rapporti dell'Italia con l'Egitto. Al Sisi rappresenta un baluardo nella lotta contro il terrorismo islamico.
L'esercito egiziano è l'unico in grado di operare sul terreno per sconfiggere l'Isis e ripristinare la sicurezza e la sovranità della Libia. L'alleanza con l'Egitto di Al Sisi per l'Italia è obbligatoria e irrinunciabile.magdicristianoallam.it
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