"L'eucarestia importante ma l'amore si trasmette anche con le telefonate"

Come vivere l'Eucarestia e i segni tipici della celebrazione senza recarsi in Chiesa, ai tempi del coronavirus. Lo spiega don Renato Tarantelli Baccari, direttore dell'Ufficio giuridico della Diocesi di Roma

"L'eucarestia importante ma l'amore si trasmette anche con le telefonate"

Come vivere l'Eucarestia e i segni tipici della celebrazione senza recarsi in Chiesa, ai tempi del coronavirus. Lo spiega don Renato Tarantelli Baccari, direttore dell'Ufficio giuridico della Diocesi di Roma.

«L'Eucaristia è culmine e fonte della vita cristiana tutto l'anno, ma questa centralità si vive in modo speciale nel Triduo pasquale, che nella Veglia giunge al suo apice, cioè la Risurrezione come unica risposta al dolore e alla morte. L'istituzione dell'Eucaristia avviene nell'ultima cena, il Giovedì Santo, ed è un'offerta totale di Cristo al mondo, anticipa il senso della Crocifissione. Ma non si esaurisce con la Croce, poiché Eucaristia significa ringraziamento ed è la gioia di sapere che Cristo è vivo e che dopo la morte c'è la vita. Ricevere l'Eucaristia è importante, ma ancora più importante è diventare Eucaristia, farne memoria e desiderarla con verità. Credo che questo sia il modo di vivere la Pasqua in un tempo in cui non possiamo recarci fisicamente a celebrarla e a riceverla».

La fede cristiana è ricca di simboli e gesti. Come fare ora che siamo privi di questi momenti?

«La nostra Fede è incarnata, è fatta di segni, di contatti umani, di relazioni che uniscono, pensiamo all'abbraccio di pace durante la Messa; è una Fede che si esprime in un cammino spirituale che è anche fisico, pensiamo alle processioni che richiamano il grande simbolo del pellegrinaggio a piedi. Come tutti i cristiani hanno in casa oggetti che parlano della propria Fede (croci, immagini) da cui partire per pregare, così credo che per tutti sia possibile anche continuare a vivere ciò che significano i gesti di pace e di attenzione nei confronti del prossimo, anche coprendo le distanze più ampie con una semplice telefonata di conforto».

Nella Domenica delle Palme i fedeli ricevono un ramoscello di ulivo benedetto per portarlo a casa. Ieri non è stato possibile. Come supplire a questo segno?

«Sì, il ramoscello di ulivo è segno di una pace ritrovata tra gli uomini e Dio. Ma il motivo principale per cui benediciamo i ramoscelli di ulivo è per ricordarci l'ingresso di Gesù a Gerusalemme, con un popolo che lo osanna per poi condannarlo. Ma ricorda anche che Dio è Provvidenza e non lascia mai da solo l'uomo.

Non abbiamo portato in casa i ramoscelli d'ulivo quest'anno, ma stiamo toccando con mano una Grazia speciale in questo tempo, la Grazia di un popolo che nella difficoltà non si è abbandonato alla disperazione ma ha nutrito ogni giorno la speranza».

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