Nelle prime ore dell'alba di ieri un commando di sconosciuti ha aperto il fuoco con dei mitra contro il convoglio dell'auto del premier libico Abdul Hamid Dbeibah mentre tornava a casa. Un proiettile ha perforato il parabrezza del veicolo dopodiché il commando è riuscito a prendere la fuga a bordo di un'altra macchina. Il premier è rimasto illeso e nessuno è stato ferito. Il tentativo di attentato arriva in un momento di intensa conflittualità tra fazioni per il controllo del governo e quest'ultimo evento non fa che aggravare ulteriormente la crisi del Paese. La Libia ha avuto poca pace e stabilità dalla rivolta del 2011 sostenuta dalla Nato contro Muammar Gheddafi e nel 2014 si è divisa tra fazioni in guerra a e a ovest. Dbeibah si è insediato a marzo come capo del governo di unità nazionale, sostenuto dalle Nazioni Unite. E il suo esecutivo aveva lo scopo di unificare le istituzioni divise e supervisionare la corsa alle elezioni che si sarebbero dovute tenere a dicembre. Ma il processo elettorale è andato a pezzi per le controversie sulle regole, inclusa la legittimità della candidatura di Dbeibah alla presidenza, dopo che si era impegnato a non presentarsi.
Ma il caos libico ieri non si è concluso qui. Il parlamento di Tobruk ha infatti nominato un nuovo primo ministro, Fathi Bashagha, ex ministro degli Interni, una sfida all'amministrazione del premier ad interim Dbeibah. La mossa minaccia di innescare una nuova lotta di potere tra l'assemblea con sede a est e l'amministrazione di Dbeibah con sede a Tripoli, nella Libia occidentale. Uomini armati ieri hanno circondato l'edificio del governo nella capitale. Bashagha è infatti originario di Misurata e diverse milizie nella regione di Tripoli lo sostengono. Non è neppure da escludere che proprio dai loro ranghi provengano gli attentatori di Dbeibah. Dbeiibah ha però promesso di cedere il potere solo a un governo uscito dalle urne. La sua amministrazione aveva infatti il mandato di condurre il Paese alle elezioni il 24 dicembre, che sono state cancellate per divisioni sulla loro base giuridica e per discussioni sulle candidature di alcune figure controverse.
Non è tardata ad arrivare la reazione del generale Khalifa Haftar alla nuova nomina di Bashagha che è stata «accolta favorevolmente». E subito sono fioccate le analisi sugli ultimi eventi. «Il rapido annuncio» da parte dell'Esercito nazionale libico di Haftar «del suo sostegno a Bashagha conferma che il voto del parlamento di Tobruk, in favore «di Bashagha è stato in realtà un'incoronazione, un accordo fatto dietro le quinte», scrive il sito del Libya Herald. «Si tratta - prosegue il sito - di un'accettazione da parte di Bashagha del fatto che Haftar ha un vero potere coercitivo sul suolo libico orientale e che non se ne andrà presto». «Non è una decisione che piace alla Libia occidentale, soprattutto a Misurata e alle milizie che hanno dovuto combattere Haftar nella guerra di Tripoli», nota poi l'Herald. Bashagha però «vuole mandar giù questa amara pillola e includere ufficialmente Haftar nel processo politico». Questo voto potrebbe di nuovo innescare una guerra civile e il rischio di caos causato da ondate di migranti è alto.
Nonostante questa situazione pericolosa, per le varie parti in gioco, parlare delle prossime elezioni è diventato un modo soltanto per prendere tempo. E come se non bastasse l'Onu ha dichiarato di continuare a sostenere Dbeibah come premier della Libia. A dirlo è stato il portavoce del Palazzo di Vetro Stephane Dujarric.
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