Più sbarchi, meno rimpatri: è di nuovo emergenza immigrazione

Sbarchi in aumento, rimpatri in diminuzione: la situazione, in vista della primavera, non promette nulla di buono sul fronte immigrazione e dalla Lega emergono le prime irritazioni

Più sbarchi, meno rimpatri: è di nuovo emergenza immigrazione

Il trend, anche per il 2022, sembra quello degli ultimi anni. Cioè un nuovo ed ennesimo incremento nel numero degli sbarchi di migranti nel nostro territorio. L'emergenza immigrazione sembra non dare tregua all'Italia e il mese di gennaio appena trascorso lo ha ben certificato.

Nelle prime quattro settimane del nuovo anno sono arrivati 3.035 migranti, a fronte dei 1.089 del gennaio del 2021. Un incremento di quasi duemila unità, tanto basta per lanciare un importante campanello d'allarme.

Alla vigilia del primo anniversario dell'insediamento del governo Draghi i dati appaiono abbastanza emblematici. Anche perché il problema non riguarda soltanto l'aumento degli sbarchi, costante e mai interrotto in questi dodici mesi. Al momento del suo insediamento, l'ex governatore della Bce aveva puntato molto sulle riforme, da attuare soprattutto in sede europea, per consentire rimpatri più facili.

Un argomento più volte affrontato nelle riunioni con gli altri leader del Vecchio Continente. Il problema di fondo infatti consiste nella difficoltà di stringere accordi con i Paesi di origine dei migranti. Un elemento che ha reso complicati i rimpatri e che, anno dopo anno, ha contribuito ad accrescere il numero di irregolari presenti.

Per questo Draghi ha chiesto all'Europa di farsi carico di contrattare con i Paesi terzi. Ma al momento non sono arrivati significativi risultati. E così, a fianco dei continui aumenti degli sbarchi, il governo ha dovuto incassare ultimamente anche lo stallo sui rimpatri.

A suggellare il momento difficile dell'esecutivo anche i mancati respingimenti alla frontiera con la Slovenia. Nel gennaio 2021 una sentenza ha reso illegali le riammissioni in territorio sloveno, permesse con un accordo tra Roma e Lubiana del 1996. Draghi e il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese si sono così ritrovati con un altro fronte aperto.

All'interno della maggioranza la Lega, in vista della primavera e del prevedibile nuovo boom degli sbarchi, sta iniziando a manifestare una certa insofferenza. “L’assenza di una politica di allontanamento centralizzata dell’Unione Europea – hanno fatto sapere nelle scorse ore fonti del Carroccio – e l’azzeramento dei rimpatri volontari assistiti hanno reso evanescente qualsiasi politica di espulsione dall’Italia”. La Lega ha sottolineato come tutto questo stia rendendo difficile la situazione, manifestando delusione anche per l'incapacità attuale di fermare i flussi migratori in entrata.

Fonti del partito hanno puntato il dito contro la gestione dei Cpr, denunciando situazioni drammatiche come nella struttura di via Corelli a Milano. Il problema immigrazione, da qui alle prossime settimane, diverrà nuovamente terreno di scontro tra i partiti che sostengono Mario Draghi.

Intanto dalla Libia si continua a partire.

Dalla sponda meridionale del Mediterraneo decine di barchini sono pronti a salpare, approfittando di una situazione sul campo costituita ancora da tensioni e mancanza di autorità in grado di controllare il territorio, soprattutto ad ovest di Tripoli. Non appena le condizioni meteo lo permetteranno, lungo le coste siciliane partirà un nuovo assalto.

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