Era il 6 ottobre, Giorgia Meloni stava formando il governo, in Basilicata il procuratore Curcio fa scattare le manette per una maxi inchiesta a strascico con 100 indagati e 22 capi di imputazione. Fra gli indagati anche il Presidente della Basilicata Vito Bardi per peculato: avrebbe usufruito di tre tamponi Covid prendendoli dalla Asl. Con lui tre assessori, due consiglieri regionali, un neo senatore di Fratelli d'Italia, il sindaco di Lagonegro e altri nomi eccellenti. Tg e testate nazionali sparano i titoli: «Basilicata connection, arrestato l'uomo di Forza Italia, vantava rapporti con i clan, Indagati anche uomini di Giorgia Meloni, la sanità lucana era cosa loro».
Con le manette scattano le dimissioni di assessori e consiglieri. Resiste solo il governatore, che non era stato colpito da misure cautelari. Ma la maggioranza vacilla: non ci sono più i numeri. Dopo due settimane dalla retata il tribunale del Riesame annulla quelle misure cautelari, gli indagati tornano liberi. Il pm antimafia Vincenzo Montemurro fa appello contro il gip. Il riesame rigetta. Il Riesame smonta tutto, gettando ombre sulla Procura: i testimoni alla base dell'inchiesta non sono attendibili, le intercettazioni non si potevano usare (dati i reati configurabili) e non ci sono riscontri rispetto a testimonianze e intercettazioni, spesso interpretate in modo errato.
Ma nel frattempo l'assessore Cupparo si è dimesso, e il Comune di Lagonegro è stato sciolto. Ha resistito invece il consigliere di Fdi Rocco Leone, sfidando i magistrati: «Sarebbe stato molto semplice chiudere la vicenda giudiziaria con le dimissioni ma non lo farò, per rispetto del mio essere uomo e della mia storia personale. Da questo momento potrei dire, come si fa di prassi, che ho fiducia nella giustizia, invece dirò che di questa giustizia ho paura».
La vicenda dell'ex governatore Pittella è ancora fresca: arrestato e costretto alle dimissioni, scaricato dal Pd e poi scagionato. Ma il pm antimafia Vincenzo Montemurro ha grande fama dal 2004, quando sempre a Potenza con Henry John Woodcock diede via all'inchiesta «Iene 2»: 51 arresti, un intreccio tra mafia, affari e politica in Basilicata, dopo 15 anni solo due condanne, il resto assolti e archiviati.
L'inchiesta di questi giorni era stata affidata alla procura ordinaria. In un secondo momento è passata alla Dda per alcune intercettazioni, eppure non risultano contestati né il reato di associazione mafiosa, né l'aggravante.
Ma nulla di tutto questo è servito al Pd per evitare di chiedere al governatore Bardi le dimissioni dopo l'inchiesta. Per fortuna stavolta hanno resistito, e forse da domani torneranno tutti al proprio posto nel rispetto della volontà del popolo sovrano che li ha eletti.
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