Per l'Italia più flessibilità sui conti, non sui barconi

RomaIl ciclo elettorale tedesco (si voterà il prossimo anno) inizia al G-7 in Baviera. Al punto che viene giudicato un risultato rilevante il contenimento dell'aumento della temperatura globale di 2 gradi centigradi: cavallo di battaglia della Merkel. «Il miglior viatico per la conferenza mondiale sul clima di Parigi», commenta entusiasta il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti.

Con un particolare. I Paesi che hanno assunto la decisione di contenere l'aumento climatico contribuiscono per il 40% al surriscaldamento del pianeta. Solo Cina ed India da sole partecipano all'inquinamento globale con il 30%: quasi come tutti i Sette Grandi messi insieme. Quindi, il risultato che la Cancelliera (e non solo) vende come un successo del Summit bavarese in realtà è uno specchietto per le allodole, ad uso interno.

E gli altri colleghi sono “stati al gioco“. Al punto che per onorare l'ospitalità tedesca, Matteo Renzi addirittura dimentica di ricordare quello che potrebbe essere un buon risultato ottenuto dalla delegazione italiana.

Non fa parola, infatti, che nel documento conclusivo c'è un chiaro riferimento alla flessibilità di bilancio, quale strumento per favorire crescita ed occupazione. «Continueremo a sostenere le nostre strategie flessibili di bilancio», c'è scritto.

Un concetto che era stato il cavallo di battaglia del presidente del Consiglio a livello europeo e che non cita nella conferenza stampa: per non turbare la suscettibilità tedesca sull'argomento? O perchè non ha avuto modo di approfondire il testo finale? Si limita a dire che Obama e lui, più degli altri, erano a favore del sostegno alla crescita.

Nella dichiarazione conclusiva il massimo dell'equilibrismo (anche con riflessi di ironia involontaria) viene affrontato sul tema immigrati e crisi libica. Per esempio, sulla Libia si dice: «Siamo profondamente preoccupati per la crescita della componente terroristica in quel territorio e la diffusione delle armi». Qualche riga dopo, però, si sentenzia: «Il periodo dei combattimenti è finito, è arrivato il momento delle decisioni politiche». Ma l'Italia non aveva già pronta una brigata di militari da inviare in quel Paese?

Sul fenomeno dell'immigrazione i toni non sono diversi. «Siamo estremamente preoccupati per l'incremento del flusso di rifugiati... E riaffermiamo il nostro impegno a prevenire e combattere il traffico di essere umani, dentro e fuori i nostri confini». Insomma, una dichiarazione del tipo «armiamoci e partite».

Innanzitutto è chiaro in Baviera che il fenomeno dell'immigrazione dalle coste libiche è un problema europeo. Ma all'interno del componenti europei del G-7 l'atteggiamento non è omogeneo. La Gran Bretagna non vuole rifugiati sul proprio territorio. La Francia li blocca a Ventimiglia. Ed altrettanto fa la Germania. Ne consegue che il problema viene integralmente scaricato sulle spalle dell'Italia.

Fino al punto che Renzi confessa: «Bisogna prendere atto che la situazione così non va. Ci siamo dati una tempistica da qui al Consiglio europeo.

Cercheremo di portare a casa qualche risultato». Ma senza troppa convinzione, sembra di capire.

Insomma, il G-7 bavarese è stato interamente ad uso interno della Merkel. Con gli altri, relegati a comparse. Gli immigrati possono continuare a salpare dalla Libia.

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