A Palazzo Chigi temevano un Consiglio dei ministri fiume, con la riproposizione del tradizionale braccio di ferro tra chi teorizza la linea del rigore e quanti sostengono che il principio della prudenza deve comunque conciliarsi con la necessità di non fermare il Paese. Invece, sulle nuove misure anti-Covid contenute nel cosiddetto decreto Festività la quadra è arrivata in appena un'ora di riunione. E questo dopo che la cabina di regia mattutina e l'incontro pomeridiano tra Draghi e i capidelegazione di maggioranza avevano fatto registrare posizioni piuttosto distanti. Su due questioni in particolare: l'obbligo vaccinale per i dipendenti della pubblica amministrazione e una decisa stretta sulle feste nelle abitazioni private in vista della sera di Capodanno. Su entrambe i fronti, i partiti si sono schierati secondo il solito schema: Pd e Leu a favore della linea rigorista, Lega e Forza Italia più caute (al netto del ministro Brunetta favorevole all'obbligo), con il M5s che sceglie una via di mezzo. Se Franceschini e Speranza insistono infatti per accelerare sulle restrizioni, proprio in cabina di regia il grillino Patuanelli chiede un «supplemento di riflessione» perché «il tema è delicato». Nettamente contrari, seppure senza alzare i toni, i ministri della Lega. Molto perplessi anche quelli di Forza Italia. Sia il Carroccio che gli azzurri, infatti, ritengono sufficienti le misure approvate ieri nel decreto legge Festività: le nuove regole per il green pass, l'obbligo di mascherine all'aperto in zona bianca e di Ffp2 per grandi eventi e mezzi di trasporto, il divieto di feste all'aperto e la chiusura delle discoteche.
Peraltro, l'obbligo vaccinale per i dipendenti della pubblica amministrazione presenta delle complessità e molti rischi. Franceschini era a favore, Speranza anche. Ma sul punto si è dilungato Giorgetti, che ha paventato il rischio di possibili richieste di indennizzo da parte di chiunque sostenga - a torto o a ragione - di aver avuto problemi di qualunque genere a seguito del vaccino. Insomma, dal punto di vista economico la misura poteva comportare conseguenze onerose per le casse dello Stato. Così, alla fine d'accordo anche Brunetta, si è deciso di rimandare la questione a inizio gennaio, aprendo una riflessione sull'intero mondo del lavoro, pubblico e privato.
In questo confronto, Draghi sceglie una via di prudenza, provando a fare la sintesi delle diverse posizioni. Anche quando si tratta di affrontare l'eventuale tetto alle feste private. Con le discoteche chiuse e senza serate in piazza per festeggiare il Capodanno, è infatti evidente che la sera del 31 dicembre la gente si riverserà nelle abitazioni private. Franceschini e Speranza restano sulla linea rigorista e sostengono la necessità di seguire l'esempio di altri Paesi Ue, come la Spagna. I ministri di Lega e Forza Italia, però, manifestano più d'una perplessità: dopo i vaccini, il green pass rafforzato e i tamponi - è il ragionamento - imporre ulteriori restrizioni rischia di non essere compreso. Alla fine, il premier sposa questa linea, forte anche dei primi dati ufficiali sulle terapie intensive arrivati dall'Inghilterra: confermano sì che la variante Omicron è estremamente contagiosa, ma lasciano supporre che non sia particolarmente aggressiva.
Una decisione - quella di Draghi e del Consiglio dei ministri che si pronuncia comunque all'unanimità - che in realtà fa andare in subbuglio il ministero della Sanità, dove i consiglieri di Speranza sono nettamente sulla linea del rigore, non condividono l'approccio del coordinatore del Cts Locatelli e ritengono le misure prese troppo soft.
Ultimo capitolo quello della comunicazione.
Giorgetti punta il dito contro l'invasione dei virologi nei talk show e auspica «cautela», mentre Gelmini sottolinea come sia necessario veicolare un messaggio non allarmista che sia coerente con quanto detto nei mesi scorsi su vaccini e green pass, altrimenti «la gente rischia di non capire».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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