La fase di riapertura comincia con una certezza: nasceranno nuovi focolai. «In Lombardia abbiamo chiuso le persone in casa con un'infezione in corso - commenta con poco ottimismo il direttore di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano Massimo Galli - e a loro volta ne hanno infettate altre che da ieri sono in giro e quindi sono fonte di ulteriori nuove infezioni».
Se è vero che il mazzo di carte ora si rimescola, è altrettanto vero che siamo un po' più bravi a considerare i campanelli d'allarme. In base ai parametri di monitoraggio del rischio sanitario indicati dal decreto del Ministero della salute del 30 aprile, l'allerta scatterà quando il tasso di occupazione dei letti in terapia intensiva sarà del 30% più alto rispetto ai dati di oggi. Quindi, quando in Lombardia saranno occupati 360 letti in più rispetto ai 520 di oggi e ne rimarranno liberi altri 300. Un altro parametro d considerare prima di pensare a un nuovo lockdown riguarda i letti nelle aree di medicina dedicata ai pazienti Covid: con il 40% dei posti occupati, le autorità sanitarie valuteranno cosa fare per impedire che i reparti si ritrovino a gestire l'emergenza saturazione. Il decreto indica anche che è tollerabile un aumento del 50% dei casi nelle prossime tre settimane, ma se questa percentuale dovesse lievitare, allora bisognerebbe correre ai ripari.
«Prima di capire qual è il trend dei contagi dobbiamo aspettare almeno due settimane - spiega Carlo Signorelli, direttore della scuola di Igiene dell'università San Raffaele e membro del comitato tecnico scientifico della Regione Lombardia - Inoltre per valutare il reale peso dell'epidemia, non dobbiamo fermarci all'analisi dei contagi giorno per giorno. È sì il dato che si vede prima ma è anche quello che conta meno, sia perchè indica circa in ventesimo dei dati reali sia perchè è attendibile solo se si considera anche il numero di diagnosi fatte, e quelle variano di settimana in settimana». Per di più è un parametro da prendere ancor più con le pinze se si pensa che il 40% delle persone è asintomatica». Invece sarà molto più importante considerare, dal 25 maggio, quanti posti sono occupati in ospedale, quante persone si sono presentate ai pronto soccorso.
Domani la Regione Lombardia presenterà una delibera per il tracciamento e la sorveglianza sanitaria. «I dati relativi all'incremento dei positivi ma soprattutto all'incremento dei ricoverati, delle terapie intensive e delle chiamate al pronto soccorso saranno il nostro campanello d'allarme - spiega l'assessore al Welfare Giulio Gallera - Le persone che avranno 37,5 di febbre verranno messe in isolamento». E da li si procederà a identificare le catene del contagio.
Monitoraggi super puntuali anche in Veneto, dove i pazienti in terapia intensiva sono 99 e l'allerta scatterà con 1.400 ricoveri e il 40% in più degli infetti.
In base agli scenari ipotizzati dai tecnici dell'Ats a Milano, l'allerta in città scatterà quando i contagi supereranno stabilmente (e quindi risulteranno in crescita per almeno 5 giorni) quota 360. La situazione sarà valutata «stabile» se si attesteranno sui 280.
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