L'Aventino è uno dei più magnifici luoghi di Roma, quindi del mondo, ma politicamente ha sempre portato guai a chi vi abbia idealmente asceso, dalla plebe contro i patrizi nell'antica Roma repubblicana agli antifascisti nel 1924. Non a caso durante la prima Repubblica, quando tutti erano più accorti e saggi, nessuno lo minacciò mai, mentre la sua evocazione è tornata oggi di moda e non c'è partito che prima o dopo non abbia invitato al l'Aventino, salvo poi non dare seguito per non finire isolati.
Tuttavia le aventinate degli ultimi anni erano motivate da ragioni di protesta ideale, per la condotta della maggioranza, oppure riguardavano la discussione su una legge specifica. Mai si era sentito minacciare di abbandonare l'Aula durante l'elezione del presidente della Repubblica. Persino i grillini non lo fecero mai. Li supera oggi in populismo e spregio delle istituzioni il Pd. Che vorrebbe lasciare alla quarta votazione per evitare che qualche suo parlamentare sia tentato da seguire le sirene del Cavaliere. Quella che era una protesta ideale, persino nobile, anche se inefficace, si trasforma con il Pd in un giochetto, in un sotterfugio, in un insulto non solo alle Camere ma anche ai suoi stessi parlamentari, di cui lo stesso Letta poco si fida.
In qualsiasi altro Paese, un atteggiamento del genere sarebbe duramente condannato dall'opinione pubblica, come una grave violazione della prassi e dei costumi democratici; qui invece viene considerata una furbata, persino una mossa intelligente: questo a indicare il degrado in cui si trovano le nostre istituzioni.
Molto grave nella forma, la minaccia di Letta è poi ridicola nella sostanza. I piddini sono disposti a screditare cosi le Camere per evitare non Hannibal the Cannibal, ma Berlusconi: qualcuno che ha consentito a Letta di diventare premier, con cui ha governato, con cui il Pd ha stretto un patto istituzionale (il cosiddetto Nazareno) e, soprattutto, qualcuno con cui condivide l'esecutivo anche ora. Berlusconi è una risorsa da elogiare finché si tratta di dividere il centrodestra e dare addosso a Salvini e a Meloni: ma a parte questo riconoscimento strumentale, per il popolo di sinistra resta ancora l'Uomo da Odiare.
Nel linguaggio comunista, che molti nel Pd praticano ancora, questo si chiamava avventurismo, una tattica devastante presentata per di più da un partito che ogni giorno vorrebbe impartire lezioni di imparzialità. È comunque straordinario come, a quasi trent'anni dalla sua discesa in campo, Il Cavaliere continui a far perdere il senno alla sinistra.
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