"La Lombardia respira. Togliere le mascherine è un patto coi cittadini"

L'assessore: l'infezione pare meno aggressiva, coi giusti comportamenti si può allentare un po'

"La Lombardia respira. Togliere le mascherine è un patto coi cittadini"

Giulio Gallera, assessore regionale al welfare. La Lombardia respira. Qual è la situazione?

«La situazione è sotto controllo, in netto miglioramento dal punto di vista clinico. Il numero delle persone in terapia intensiva è molto basso, quei pochi sono persone con altre patologie, e col Covid che si riscontra in modo asintomatico. Persone con altri problemi che sono anche positive. Anche gli 8 di oggi si spiegano così: facciamo i tamponi prima del ricovero».

Cosa è successo?

«Il virus sembra meno aggressivo, il perché lo dirà la scienza. Noi osserviamo è che le persone con problemi respiratori sono pochissime, forse uno solo in settimane. Da settimane non ci sono situazioni gravi, siamo a 27 ricoverati in terapia intensiva. Alla luce di questo e dell'azione che stiamo facendo, riteniamo di allentare leggermente in un patto virtuoso coi cittadini».

Oggi primo giorno senza mascherine.

«Sì, al di là della capacità di resistere della Lombardia, cosa è emerso? Noi siamo stati tempestivi nel chiedere misure di chiusura, il governo le ha messe in campo, i cittadini sono stati molto rigorosi sia in quei due mesi in casa sia dopo, penso anche alle attività commerciali. Al di là di qualche caso, questa risposta ci ha consentito di essere a un livello migliore di altri Paesi in cui non c'è stato lo stesso rigore. Ecco il patto: se tenere la mascherina all'aperto, distanziati, può essere faticoso, si può allentare un po', pronti a settembre a indossarla se sarà necessaria».

La «seconda ondata». È possibile? Probabile? O del tutto imprevedibile?

«Si tratta di un virus nuovo e gli scienziati hanno detto tutto e il suo contrario, questo complica le cose. Noi non lo sappiamo, possiamo dire che andando a cercare troviamo persone col virus, numeri non alti, però la stragrande maggioranza non ha sintomi o ne ha pochissimi. Non si può dire che il virus non circoli più. Stiamo lavorando per arginarlo e soffocarlo. Può esserci una recrudescenza ma grazie agli investimenti fatti contiamo di gestirlo in modo più efficace».

Sui mesi passati poco a poco la verità viene fuori.

«Il tempo è galantuomo. C'è stata una campagna violenta di diffamazione. Fortunatamente chi lavora su dati oggettivi sta facendo emergere i fatti. Ciò che intristisce è che si sia usata la pandemia come clava per la contrapposizione politica. È stata usata la parola assassini. E qui tutti hanno lavorato per salvare vite. Col tempo però tutto assume una dimensione giusta. Alla fine chi ci ha provato verrà giudicato per l'utilizzo cinico di questa disgrazia. La politica nobile si fa in altro modo».

Il momento più brutto?

«I momenti tristi sono stati molti, legati alle difficoltà, a volte al senso di impotenza, a tentativi che sembravano insufficienti. Ma andiamo avanti. Abbiamo approntato un sistema per evitare di essere sorpresi e abbiamo avuto 40mila segnalazioni. Andiamo avanti coi test sierologici, abbiamo deliberato assunzioni, avremo 1.100 persone che fanno indagini epidemiologiche. Potenziamo unità territoriali, infermieri di famiglia e assistenza domiciliare. Se poi il virus torna virulento sappiamo dove aprire le terapie intensive».

Le sue motivazioni politiche?

«Per me la politica è servizio. Fare l'assessore alla sanità è questo, dava senso al mio impegno.

Essermi trovato in questa situazione è stato molto faticoso, ma ho dato tutto e questa per me è la cosa importante, ha rafforzato questo spirito. Ora voglio continuare col mio impegno anche perché spero che questo venga riconosciuto al di là della strumentalità del momento. Io, Fontana e gli altri abbiamo dato tutto. Ora non possiamo permetterci distrazioni».

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