È lotta al contante, ma pagano i più deboli

Pur di accaparrarsi il bottino, il governo dimentica chi non usa il bancomat

È lotta al contante, ma pagano i più deboli

Un'azione decisa del governo, ha fatto i conti il Politecnico di Milano, farebbe recuperare un gettito mancato, dovuto ai pagamenti in contanti, di circa 24 miliardi di euro all'anno. Ecco perché il Conte Bis, sfruttando l'alibi della lotta all'evasione, vuol far diventare i pagamenti elettronici e cashback le nuove variabili dell'Iva. Come? Abbassando l'imposta per i pagamenti con le carte, alzandola se si usa il contante.

Chi incassa quindi è chiaro: lo Stato. Ma chi pagherà il prezzo della lotta al cash? Non solo gli evasori ma anche le persone anziane che hanno difficoltà a usare le carte di credito e quindi pagano in contanti, come le persone meno abbienti e meno sofisticate dal punto di vista finanziario. Per cui la misura inventata dal governo rischia di creare più disuguaglianze di quante ne riduca. In pratica si sta alzando l'Iva e aggiungendo uno sgravio fiscale a favore di chi ha più capacità di spesa e quindi ha redditi più elevati.

Analizziamo i numeri dell'Italia e raffrontiamoli con gli altri vicini di casa in Europa. Ad oggi, i pagamenti a mezzo carta rappresentano, in valore, non più del 35% della spesa delle famiglie. Nonostante nel 2018 il numero di pagamenti digitali sia cresciuto nel nostro Paese del 6,8%, con un primato di più di 80 miliardi, l'Italia resta fanalino di coda nel Vecchio Continente per l'uso delle carte di credito. Nel rapporto tra il valore delle transazioni e Pil si posiziona infatti al 24° posto su 28 Stati europei, secondo l'osservatorio di Assofin, Nomisma e Ipsos. Al contrario, i migliori della classe sono Gran Bretagna, Portogallo e Francia con un rapporto più elevato della media europea. Se in Italia il contante in circolo rappresenta circa l'11,6% del Pil, in Germania è il 9,4%, in Francia il 10,1%. Il peso sul Pil scende ancora nel Nord Europa, e nei Paesi Bassi è all'8,7 per cento.

Ma ci sono altri dati da considerare. Secondo il Cashless Society Index 2018, che effettua ogni anno la classifica sull'utilizzo delle carte di pagamento, il contante non è quasi più utilizzato in Paesi come Danimarca e Svezia dove c'è un terminale Pos ogni 5 abitanti, contro uno ogni 30 dell'Italia dove pesa considerevolmente lo squilibrio tra Nord e Sud oltre a quello tra capoluoghi e piccoli comuni sparsi sul territorio. Dove le big del credito nei loro piani di riorganizzazione, stanno continuando a chiudere sportelli. Lo scorso anno in Italia sono state effettuate in media 31 operazioni pro capite con carte di pagamento, contro le 140 della Francia, le 54 della Germania, le 175 del Regno Unito e le 93 dell'Europa.

«È vero che si evade spesso pagando il contante», ha sottolineato Lorenzo Bini Smaghi, economista e presidente di Société Générale, in un dibattito alla Wired Next Fest di Firenze, facendo l'esempio dell'idraulico che viene a casa, e dice che pagando in contanti non paghi l'Iva.

«Ma l'Iva è al 20%: se faccio un piccolo sconto, un incentivo del 2% se pago con la carta, in realtà il vantaggio di pagare in contanti rimane. Peraltro ha ricordato Bini Smaghi - in Germania si usa molto cash, ma l'evasione è più bassa, stessa cosa in Svizzera. Bisogna colpire l'evasione lì dove emerge, indipendentemente dal come si paga».

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