Milano Wolfgang Abel e Marco Furlan, i serial killer del gruppo «Ludwig», non erano soli al cinema Eros. C'era un terzo uomo con loro, quando appiccarono l'incendio nella sala a luci rosse di viale Monza 101 a Milano, provocando una strage. È questa la traccia sulla quale la Procura di Milano ha riaperto le indagini sul caso del 14 maggio 1983.
A 41 anni dai fatti i pm Francesca Crupi e Leonardo Lesti hanno riaperto il fascicolo sulla strage, al momento a carico di ignoti. Lo anticipa il Corriere della Sera che al caso del cinema Eros aveva dedicato un podcast inchiesta. La strage, attribuita appunto al gruppo di matrice neonazista Ludwig, provocò la morte di cinque frequentatori del cinema e di un medico intervenuto per soccorrerli. La sala venne data alle fiamme con 25 litri di benzina. Per quei fatti sono stati condannati Wolfgang Abel, morto il 25 ottobre 2024, e Marco Furlan, che oggi ha 64 anni, due serial killer dell'alta borghesia veronese considerati i responsabili di almeno dieci dei 15 omicidi rivendicati con volantini neonazisti dallo pseudonimo «Ludwig» e commessi in Italia e Germania tra il 1977 e il 1984.
Le nuove indagini riguardano l'ipotesi di un terzo killer fin qui mai individuato, fiancheggiatori del gruppo e presunte influenze di sette esoteriche dietro il fanatismo neonazista del gruppo che puntava a «ripulire» il mondo da tutto ciò che «inquinava» la purezza della razza. Abel e Furlan sono stati arrestati nel 1984, mentre tentavano di incendiare, come avevano fatto a Milano, la discoteca Melamara di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, durante una festa di carnevale con 400 ragazzi. La nuova inchiesta della Procura riguarda solo il caso del cinema Eros e non altri fatti rimasti poco chiari della vicenda Ludwig. I due killer sono stati condannati a 30 anni di carcere per la prima volta nel 1987 dalla Corte d'assise di Verona. Dopo un travagliato percorso giudiziario è arrivata la condanna in Appello a 27 anni di carcere, l'11 febbraio 1991, per molti degli omicidi di Ludwig. La Cassazione ha poi confermato la sentenza di secondo grado, con pena diminuita escludendo l'aggravante della premeditazione, giudicata incompatibile con la seminfermità mentale riconosciuta agli imputati.
Entrambi tentarono di fuggire per evitare il carcere. Abel venne subito bloccato e portato in carcere a Padova, mentre Furlan venne arrestato a Creta dalla Criminalpol dopo quattro anni di latitanza ed estradato in Italia.
Nel corso degli anni i legali di Abel ne chiesero a più riprese la scarcerazione per le condizioni psichiche dell'uomo, originario di Monaco di Baviera. Abel è tornato definitivamente in libertà nel 2016. Nel 2021 è entrato in coma a causa di una caduta in casa per un malore. È morto in ospedale tre settimane fa senza essersi mai ripreso
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