Il capo della chiesa cattolica in Bielorussia è l'ultima vittima della paranoia di Aleksandr Lukashenko. Mentre la polizia del dittatore continua a dare il peggio di sé picchiando studenti e professori universitari che protestano contro la truffa elettorale che lo ha confermato alla presidenza lo scorso 9 agosto, ieri l'auto ufficiale con a bordo monsignor Tadeusz Kondrusiewicz, che stava rientrando in patria dopo una visita al santuario della Madonna di Czestochowa in Polonia, è stata fermata al posto di frontiera di Kuznitsa Belostokskaja: qui le guardie bielorusse gli hanno impedito di proseguire verso la vicina città di Hrodno e successivamente verso la capitale Minsk, obbligandolo a ritornarsene in Polonia. L'autista ha dovuto proseguire da solo.
La colpa del metropolita cattolico di Minsk è il sostegno da lui espresso ai manifestanti che chiedono democrazia ed elezioni oneste in Bielorussia. Monsignor Kondrusiewicz ha fatto appello all'articolo 30 della Costituzione, che garantisce a ogni cittadino libertà di movimento dentro e fuori il Paese, ma è stato lo stesso presidente a rispondergli negativamente. «L'arcivescovo non è l'unico che abbiamo fermato ha detto Lukashenko - È solo la persona più nota. Non ha importanza se è cattolico, ortodosso o musulmano: deve rispettare la legge. E se mischi la chiesa con la politica, la responsabilità è doppia». All'arcivescovo non è stata fornita alcuna motivazione per il rifiuto opposto al rimpatrio. Evidentemente la legge la fa personalmente Lukashenko, il quale ha messo la chiesa cattolica nella sua lista nera per il sostegno che dà alle manifestazioni popolari contro di lui, contribuendo a indebolirne la posizione politica e mettendone a rischio il futuro. Il presidente bielorusso la cui legittimità non è riconosciuta né dalla Polonia né dagli altri Paesi dell'Unione europea, compresa la Lituania dove ha trovato asilo la leader dell'opposizione Svetlana Tikhonovskaja accusa monsignor Kondrusiewicz di essersi recato in Polonia per consultarsi con le autorità di Varsavia e riceverne indicazioni operative per continuare ad aizzare i bielorussi contro di lui.
Alle Nazioni unite intanto, su iniziativa dell'Estonia, si è tenuta una riunione informale del Consiglio di sicurezza sul caso Bielorussia.
Russia e Cina non vi hanno preso parte per rimarcare che non considerano la crisi a Minsk una questione di sicurezza internazionale, ma semmai interna. Gli osservatori dell'Onu sui diritti umani affermano di aver ricevuto segnalazioni su 450 casi di tortura e abusi su persone arrestate nel Paese nelle ultime settimane, mentre sei persone risultano scomparse.
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