R ula Jebreal diventa l'eroina del momento della sinistra italiana. Tra l'altro senza aver fatto nulla se non essere invitata a partecipare al Festival. Si sa, qualsiasi vicenda legata a Sanremo, quando ci si avvicina alla data (4-8 febbraio) suscita un clamore esagerato, che va ben oltre l'importanza della questione in sé. E quella della giornalista israelo-palestinese con cittadinanza italiana, che ha lavorato per molti anni a La7 e in Rai, non sfugge a questa regola. Si è trovata, suo malgrado, al centro delle solite diatribe ideologiche del nostro Paese sempre spaccato a metà. Appena si è appresa la notizia (lanciata da Dagospia) della sua possibile presenza sul palco sono insorti giornalisti e politici del centrodestra contrari a trasformare il festival canoro in uno spazio politico. E ora che l'idea pare tramontata, insorge invece il centrosinistra chiedendo che venga confermata e bollando come vergognosa la rinuncia alla sua presenza. La Rai ufficialmente non ha comunicato né la sua presenza né la cancellazione, ricordando che la giornalista è ancora nella lista delle donne contattate per affiancare Amadeus, che dovrebbero essere una decina, divise nelle cinque serate. Ma, secondo indiscrezioni, i vertici di viale Mazzini, il direttore di Raiuno De Santis e l'ad Salini, avrebbero preferito soprassedere per non alimentare polemiche.
Il primo a insorgere in favore di Rula è stato Davide Faraone, renziano presidente dei senatori di Italia Viva, che ha annunciato che porterà il caso in Commissione Vigilanza Rai. «Dieci donne a Sanremo ma non la Jebreal. Nessuno spazio a una nuova italiana di successo: nella narrazione sovranista stona. La Rai, la tv pubblica, si piega al diktat di Salvini. Credo sia semplicemente vergognoso. Denuncio pubblicamente un'autentica discriminazione di Stato». Interviene addirittura il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli: «Siamo in un paradosso: non si vuole trasformare in tribuna politica il Festival, ma si opera una scelta di esclusione preventiva». Sulla stessa linea anche l'ex presidente della Camera Laura Boldrini e uno dei portavoce del movimento delle Sardine, Stephen Ogongo. Tutti sottolineano come la Rai, che comunque - giova ricordarlo - in questo momento è retta da vertici vicini alla sinistra, si sarebbe piegata alla pressione dei «sovranisti e razzisti». Agli attacchi risponde secco Matteo Salvini: «Ma con tutti i problemi che ho mi occupo di Sanremo e delle conduttrici di Sanremo? Invitino chi vogliono, è l'ultima delle mie preoccupazioni onestamente». Anche se, ricordiamo, l'anno scorso il leader della Lega scese in polemica contro il conduttore Baglioni sul tema dei migranti. Giorgio Mulè, esponente di Forza Italia in commissione di Vigilanza Rai, va oltre: «È ridicolo che la politica metta becco sul festival della canzone, da morire dalle risate addirittura che lo faccia chi sta in maggioranza nel governo e umilia quotidianamente la Rai con i suoi dirigenti bloccando l'avvio del piano industriale».
In tutto questo ci si dimentica che Rula - come ha spiegato Amadeus - non era stata invitata per parlare di immigrazione, ma di diritti delle donne, battaglia che porta avanti da anni. E che, se ci fosse riuscita, per trattare l'argomento avrebbe voluto portare all'Ariston Michelle Obama o in alternativa Oprah Winfrey (possibilità saltate, come ha sottolineato lei mettendo sul suo profilo twitter alcuni dei commenti, tra cui quello di Scalfarotto e Muccino). Ma le sue prese di posizione contro gli «italiani razzisti» e le aspre polemiche sul tema immigrazione che ha avuto in passato con alcuni esponenti della destra italiana non potevano che far passare in secondo piano l'intento originale.
Stupisce (anzi non stupisce, visto i frutti d'ascolto che danno le polemiche a Sanremo) che Amadeus e i suoi collaboratori non l'avessero messo in conto. Il solito gioco, insomma, per attirare attenzione sul Festival che sta per cominciare.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.