L'ultimo addio a Floyd. E Biden va all'attacco: "Ora giustizia razziale"

Il messaggio filmato dello sfidante di Trump Donald: messinscena l'anziano spinto a Buffalo

L'ultimo addio a Floyd. E Biden va all'attacco: "Ora giustizia razziale"

L'America dà il suo addio a George Floyd. L'ultimo saluto al «gigante buono», come lo chiamavano gli amici, è andato in scena a Houston, in Texas, dove il 46enne è cresciuto e ha vissuto gran parte della sua vita, prima di trasferirsi cinque anni fa in Minnesota. Alla cerimonia privata nella The Fountain of Praise Church hanno partecipato familiari e conoscenti, ma tutti gli Stati Uniti hanno seguito il funerale in diretta tv e sui social media. E oltre seimila persone prima della cerimonia funebre hanno reso omaggio alla salma nella camera ardente, tra cui il governatore repubblicano del Texas Gregg Abbott.

«George sta cambiando il futuro degli Usa, non è morto invano. La sua vita sarà un'eredità permanente su come il paese e questo stato rispondono alla tragedia», ha detto ai cronisti fuori della chiesa, annunciando che incontrerà privatamente la famiglia della vittima e la includerà nelle discussioni sulla riforma della polizia. Floyd è stato sepolto accanto alla madre Larcenia, morta nel 2018 e da lui più volte invocata poco prima di perdere i sensi mentre era steso sull'asfalto, con il ginocchio dell'agente premuto sul collo.

Nell'ultimo tratto della strada verso il cimitero di Pearland, un sobborgo di Houston, a seguire il carro funebre c'era anche la polizia della città, e il percorso è stato transennato per permettere «alla popolazione di rendere omaggio al feretro, garantendo la loro sicurezza» e quella dei familiari. Tra le lacrime e i canti gospel, per alcuni momenti la rabbia ha ceduto il passo alla commozione, non sono solo per Floyd, ma per tutte le vittime di una violenza cieca che spesso ha radici lontane, come sottolineato dal reverendo Al Sharpton, a cui è stato affidato l'elogio funebre. Ad ascoltarlo c'erano anche molte personalità, come la star della box mondiale Floyd Mayweather. Mentre l'ex vice presidente e candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, dopo aver incontrato i familiari lunedì ha inviato un video messaggio, in cui ha affermato che «negli Usa è tempo per una giustizia razziale». «L'America non può ignorare ancora una volta il problema del razzismo che continua a pungere la nostra anima, quell'abuso sistematico che rappresenta ancora una piaga negli Stati Uniti», ha proseguito l'ex numero due di Barack Obama rivolgendosi in particolare a Gianna, la figlia di sei anni di Floyd. «Nessun bambino dovrebbe essere costretto a chiedere perché il proprio padre se ne è andato - ha detto ancora - E troppi bambini afroamericani lo hanno dovuto chiedere per generazioni».

Trump, intanto, è tornato sull'episodio dell'anziano spintonato dalla polizia a Buffalo e rimasto a terra sanguinante, definendolo via Twitter una «messinscena», e sulla polemica con la Nfl, la lega professionistica di football americano. «Non comprerò mai più un biglietto della Nfl finché non torneranno a giocare a football e la finiranno di dividere l'America», ha scritto su Twitter dopo che anche il commissario della National Football League, sull'onda delle proteste per la morte di Floyd, si è formalmente scusato con i giocatori per non aver ascoltato prima le loro preoccupazioni sulla questione razziale negli Usa. Molti di loro, soprattutto se afroamericani, hanno continuato a mettersi in ginocchio durante l'inno prima delle partite.

Un gesto simbolo di chi manifesta contro il razzismo e la violenza della polizia nato proprio sui campi di football americano come forma di protesta da parte di alcuni atleti, che invece viene visto dal tycoon come irriverente contro l'inno nazionale e la bandiera.

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