L'ultimo delirio di Grillo: "Basta ragionare col Pil: il vero motore è la rabbia"

In un monologo a "flusso di coscienza". Beppe Grillo si scaglia contro il prodotto interno lordo. Ma anche contro la decrescita felice: "Il motore è l’incazzamento"

L'ultimo delirio di Grillo: "Basta ragionare col Pil: il vero motore è la rabbia"

Una passeggiata al mare in una giornata di inizio primavera si trasforma nell'occasione per Beppe Grillo per lanciare l'ennesima invettiva.

L'ex - almeno a suo dire - padre-padrone del Movimento 5 Stelle approfitta di una pausa dal suo spettacolo per esibirsi in un monologo in spiaggia postato oggi sul suo blog. Un flusso di coscienza, un "delirio" contro il mondo occidentale che gira intorno al prodotto interno lordo e alle "piccole ridicole ideuzze di contrasto, destra, sinistra o centro".

"Se togliessimo questo Pil alle argomentazioni degli economisti, professori di cattedra, non saprebbero di che cosa parlare", dice Grilli, "Il Pil dello 0,1, del Pil, il valore, la ricchezza misurata al Pil. È finita". L'ideologo dei Cinque Stelle ripercorre la storia dell'uomo, dalla centralità dell'agricoltura alla rivoluzione industriale, fino alla crisi degli anni '30 e le teorie di Simon Kuznets che "avevano un senso in tempo di guerra, per capire quale poteva essere la disponibilità economico e finanziaria per sopperire ad una guerra che sarebbe durata anni. Allora, in cifre di carrarmati, armamenti, cannoni, bombe, aveva un senso, quindi l’ecologia, la natura, non contava nulla".

Ora, assicura, "per far salire il Pil dovremmo far esplodere fabbriche, condomini, andrebbe tutto su. Lo tsunami è una meraviglia". "Allora, che cosa rappresenta?", si chiede, "Nel ’68 Kennedy lo disse: non c’è nulla nel Pil cui valga la pena vivere. Il Pil va su se c’è un incidente, se c’è un tumore, se muoio; i marmisti lavorano, fantastico, le tombe, i falegnami, le aziende farmaceutiche, il Pil va su con la mia morte. Se invece sposo la mia colf e non le do più lo stipendio il Pil va giù".

Meglio quindi tornare a una mitologica Arcadia, mettendo al centro dell'economia la felicità, sulla scia di quella decrescita felice teorizzata da Serge Latouche e di cui Grillo è da sempre un sostenitore: "Non ha senso, non si può dire ricchezza, la felicità, di una nazione in base al reddito nazionale, è assurdo", dice ancora l'ex comico, "Un individuo è un individuo pieno di sue cose, non è solo la produttività, solo il mercato, quello che produce, un individuo è un insieme di cose, è un esploratore, è un creativo, è uno che può giocare, un individuo a sé, ha qualcosa di meraviglioso, che non ridotto a qualcosa che deve produrre nel Pil".

Salvo poi immaginare una nazione in tutti sono felici e rimangiarsi un po' tutto: "Come va? Benissimo! Come va cosa? Il motore è l’incazzamento. Se le donne non si fossero incazzate non ci sarebbe stato neanche il voto per le donne", dice, "Siamo in questo momento con una grande potenza, di grandi idee innovatrici.

Allora, è possibile che tutta questa economia, causa che l’1% della popolazione, i 60 uomini più ricchi del mondo abbiano una ricchezza di 3 miliardi e mezzo di individui. È questo? Ci ha portato a questo? Allora, bisogna ragionare e guardare il mare, cosa c’è oltre, cosa c’è oltre…?"

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