Mancava solo l'ufficialità, dopo i tatticismi delle scorse settimane. Il governo Lega-M5s ieri ha dato il via libera al Tap (Trans Adriatic Pipeline) il gasdotto che permetterà l'afflusso di gas naturale dai giacimenti del Mar Caspio fino alla provincia di Lecce. L'ok è arrivato direttamente dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Perché «non ci sono elementi di illegittimità» e il blocco dei cantieri comporterebbe «costi insostenibili».
Le multe, secondo calcoli del Ministero dello Sviluppo economico, sarebbero stimate in una cifra che va dai 15 ai 20 miliardi di euro. I numeri contrastano con quelli in possesso degli attivisti No-Tap e con le statistiche delle contese finite davanti all'arbitrato internazionale. Dopo la decisione, sono esplose le contraddizioni all'interno della maggioranza. Con il segretario del Carroccio Matteo Salvini che non nasconde la sua soddisfazione: «Avere l'energia che costerà meno a famiglie e imprese è fondamentale - ha detto il ministro dell'Interno - quindi avanti con i lavori». Nel pomeriggio era già arrivato il via libera dal ministro dell'Ambiente Sergio Costa. Ha scritto Costa che «anche nei punti contestati non sono emersi profili di illegittimità». Ed ha aggiunto: «La valutazione fatta dal ministero esula dal mio pensiero personale e dal mio convincimento politico se l'opera sia giusta o no». Un parere tecnico, quindi, si è affrettato a specificare il titolare dell'Ambiente. Ma il caso, all'interno del M5s, è scoppiato subito, mentre ancora non si sono spente le polemiche sul caso Ischia. I senatori Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis e la deputata Sara Cunial in una nota hanno attaccato il governo: «Sulla Tap il ministro Costa sbaglia ancora, la mancata ottemperanza delle prescrizioni risulta evidente. Confidiamo quindi nel lavoro della magistratura». Ma Conte ha ribadito la sua posizione: «Mi ero impegnato con le autorità locali e con i parlamentari eletti in Puglia a effettuare un rigoroso controllo delle procedure di realizzazione dell'opera al fine di verificare tutti i profili di eventuale illegittimità che erano stati segnalati - prosegue Conte - da quando ci siamo insediati abbiamo fatto tutto quello che non era stato fatto in precedenza». E ha concluso: «Prometto un'attenzione speciale alle comunità locali da parte del governo».
Ma per le opposizioni l'ennesima «giravolta» è compiuta. Andrea Ferrazzi, senatore del Pd e capogruppo in commissione Ambiente, dice: «I 5 Stelle dovranno rispondere agli elettori delle bufale raccontate in campagna elettorale». Da Forza Italia la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini: «Il M5s sapeva di non poter bloccare l'opera, ma in Puglia ha fatto campagna elettorale gridando No Tap e prendendo in giro i cittadini, che dice Di Battista?» Le fa eco la capogruppo al Senato degli azzurri, Anna Maria Bernini: «Adesso il governo non ha più scuse, i lavori possono e devono riprendere più veloci di prima».
Rincara la dose Marco Potì, sindaco di Melendugno,
contrario all'opera. Raggiunto dal Giornale commenta: «È stata una sceneggiata da parte di Conte e del M5s. Hanno sempre detto che l'opera è pericolosa ma danno il via libera, è una situazione di totale incoerenza politica».
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