In un crescendo di accuse, che allineano le critiche all'euro, gli attacchi troppo populisti e la totale assenza di democrazia interna, si consuma l'ennesimo strappo in casa Cinque Stelle. Il deputato Tommaso Currò demolisce la linea di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio annunciando il voto a favore della mozione sulla politica estera del governo. E lascia così il gruppo pentastellato. "Condivido il tentativo di rinnovamento della classe dirigente e intendo partecipare attivamente alla moralizzazione della politica", dice Currò mentre appare chiaro, frase dopo frase, che quel "gruppo Cinque Stelle" che la regia aggiunge all'immagine, come tradizione per le dirette dall’Aula della Camera, è sempre più una contraddizione in termini. "Rivendico il diritto di rappresentare il territorio in cui eletto sono eletto, in questo ostacolato dal mio movimento più che da altri", denuncia ancora Currò che chiude dichiarando che "non ci sono più le condizioni per la mia permanenza in questo gruppo".
"Con il 25% dei consensi dovevamo contribuire a risolvere i problemi del Paese e a rendere l’Italia più competitiva nello scenario internazionale. Invece, nonostante il dissenso interno, abbiamo giocato alla delegittimazione e alla distruzione, senza alcuna forma di rispetto e di responsabilità". Mai dichiarazione di voto fu più letteralmente "a titolo personale", come previsto nel regolamento della Camera. Ed è con queste parole chi si consuma il clamoroso addio al M5S. Currò sceglie, appunto, il dibattito in Aula sulla risoluzione relativa alle comunicazioni del governo in vista del Consiglio Ue per consumare lo strappo. "Abbiamo utilizzato l’alibi del 51%, inteso come unica forma possibile di governo, per giustificare una condotta del tutto omissiva verso le attese che ben 8 milioni e 700mila italiani avevano riposto in noi", attacca spiegando di condividere "il tentativo di rinnovamento della classe dirigente del Paese".
"Voglio sentirmi sereno e orgoglioso di lavorare per un progetto politico nel quale riconoscermi e attraverso il quale operare e oggi - chiarisce - questa condizione in questo gruppo non c’è più. Comunico quindi le mie dimissioni dal gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle". Quindi, vota a favore della maggioranza. E torna all'attacco: "Da un lato c’è chi si assume la responsabilità di governare il Paese e dall’altro chi tenta di risolvere la crisi esclusivamente con atteggiamenti pregiudizievoli per la stabilità delle istituzioni della Repubblica - incalza - c'è chi intende migliorare le regole, per un’Europa più equa e più giusta, e chi propone alleanze con la destra populista di Farage, predicando una deleteria uscita dall’Euro e minando quel processo di integrazione degli Stati che ha permesso all’Europa di godere del più lungo periodo storico di pace".
L'addio di Currò serve un assist senza precedenti a Renzi che invita i deputati del Movimento 5 Stelle a voltare le spalle .
"Abbiamo bisogno anche di voi - dice il premier - questo Parlamento non può vedere buttata via l’occasione di una forza politica importante in una discussione tutta interna e sterile». Altrimenti, ha concluso, «continuerete a perdere deputati e senatori e a fare liste di proscrizione. Non andrete da nessuna parte".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.