Macron e la linea della fermezza Dopo il suo discorso scatta l'assalto

Il presidente: «Finiamola con la vittimizzazione». È la fine dell'era Hollande: niente trattative, terroristi chiamati islamisti

Macron e la linea della fermezza  Dopo il suo discorso scatta l'assalto

Non tergiversa, Emmanuel Macron. Va dritto al punto: «Siamo di fronte a un'offensiva islamista interna», dice da Bruxelles dopo l'attacco. Pochi minuti e scatta il blitz delle teste di cuoio. Una risposta decisa che mette in pratica le sue parole dell'agosto scorso: «Bisogna finirla con la politica della vittimizzazione». Si passa all'azione. Eccola, la Francia di Macron. Terrorista neutralizzato e nessuna polemica sugli uomini della Gign che a Trèbes sono intervenuti senza dilungarsi in estenuanti trattative.

Da Bruxelles, scatta l'approvazione. Angela Merkel e il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker esprimono «pieno sostegno» alla Francia. Potevano limitarsi, parlando semplicemente di solidarietà. Invece Macron ottiene un risultato politico non da poco. «La lotta al terrorismo è una battaglia difficile dice Juncker la condurremo e la vinceremo insieme». Con forza e senza fronzoli.

«Le forze dell'ordine sono intervenute con una rapidità notevole», precisa Macron in serata parlando alla nazione. Ribadisce «la determinazione assoluta, mia e del governo tutto, per vincere questa battaglia». Insiste sulla presa di «coscienza della gravità della minaccia», evoca la «forza», e non solo la «resistenza che il nostro popolo ha dimostrato ogni volta che è stato attaccato».

È cambiata la psicologia, dall'era Hollande. Intanto le parole: «Attacco terrorista islamista». Una differenza netta col predecessore, che si era sempre rifiutato di caratterizzare il pericolo con la religione. Macron lo ha fatto sin dai primi mesi di presidenza. Pochi distinguo. Lampanti i tempi di azione. L'ex segretario socialista non era riuscito a far dimenticare i 240 morti per terrorismo nel suo quinquennato, ostacolo più grande alla ricandidatura. Macron non vuole correre rischi e mostra il pugno di ferro.

Monsieur antiterrorisme. Appellativo guadagnato con lo Stato di emergenza interrotto il 1° novembre scorso e la sua traduzione in leggi che hanno cambiato il modus operandi della polizia, velocizzando le azioni. «Stare vicino ai cittadini per difendere la loro sicurezza», spiegava il 18 ottobre. Ieri ha detto: «Misure ampiamente giustificate dalla minaccia».

La Francia non pare ancora in grado di prevenire attacchi, l'ultimo sei mesi fa a Marsiglia. Ma «l'agire con fermezza» è ormai chiaro a tutti: a Parigi come a Bruxelles. «Non abbiamo mai fatto mistero che la minaccia terroristica restasse elevata ha detto ieri Macron Siamo di fronte a un'offensiva sul nostro territorio e starà al procuratore fare trasparenza sull'inchiesta». Come dire: lasciamo ai magistrati il ruolo di indagare e capire, di entrare nel merito di ogni attacco. Ma intanto c'è il dovere di agire.

Amnesty International aveva definito Macron «tutt'altro che esemplare nel rispetto dei diritti

umani» per la legge restrittiva sull'immigrazione. Il presidente intanto risponde con polso al radicalismo islamico. Niente discussioni. Un uomo assale dei cittadini francesi e dei poliziotti. Spara e viene ucciso. Punto.

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