Sarà ascoltato mercoledì alle 8,30, Alexandre Benalla. L'ex bodyguard di Emmanuel Macron accusato di violenze si dice «costretto» a presentarsi davanti alla commissione d'inchiesta del Senato francese che, al contrario di quella dell'Assemblea nazionale, ha scelto di andare «fino in fondo» nonostante la delegittimazione della maggioranza presidenziale. Parole sprezzanti arrivano anche dal diretto interessato: «Non ho rispetto per la commissione, i suoi membri sono persone piccole», dice Benalla alla vigilia dell'audizione che vedrà protagonista anche Vincent Crase, già dipendente di En Marche, co-autore del pestaggio del 1° maggio.
Il caso potrebbe essere a una svolta. L'inchiesta giudiziaria va avanti in parallelo; tre dossier, relativi al suo intervento illegittimo a Parigi e al furto di immagini di videosorveglianza coinvolgono anche funzionari di polizia e del gabinetto presidenziale. I tempi si preannunciano lunghi (circa un anno e mezzo per arrivare a sentenza), dunque il Senato rappresenta l'unica sede per tenere accesi i riflettori sull'Eliseo e fornire risposte ai francesi.
Il legale di Benalla non esclude un ricorso per ottenere un'audizione a porte chiuse, anche se gli interrogativi della commissione del Senato si concentrano sulla confusione dei ruoli attribuiti al 26enne e non sulle violenze da lui commesse (argomento riservato alle aule di giustizia). Ciò che Benalla dirà sotto giuramento potrebbe dare il colpo di grazia all'immagine di Macron, che trema da giorni. Avrebbe anche lanciato un avvertimento al Senato, telefonando al presidente dell'emiciclo, sostanzialmente per chiedergli di intervenire sulla commissione d'inchiesta e mettere un freno alle audizioni.
Il ping pong privato è degenerato nelle ultime 48 ore. Prima con le parole al vetriolo del segretario di En Marche, contro i senatori: «Si arrogano il potere di destituzione del presidente, sono una minaccia per la Repubblica», ha tuonato Cristophe Castaner su Philippe Bas, già segretario generale dell'Eliseo oggi a capo della commissione d'inchiesta, che promette: «Andremo fino in fondo». La ministra della Giustizia Nicole Belloubet ha rincarato la dose con una lettera a Le Monde: «Il Parlamento non può invadere la sfera giudiziaria». La commissione d'inchiesta «non può prendere di mira ciò che riguarda il presidente né interessarsi a un'indagine giudiziaria in corso. La separazione dei poteri lo proibisce, il presidente della Repubblica e tutto ciò che riguarda l'ufficio presidenziale non può essere oggetto di una commissione». Pungente la risposta del gollista Bas: «Non sapevo che Nicole Belloubet fosse il legale di Benalla». Perfino François Bayrou, il centrista che sostiene Macron, chiede al governo di smetterla con gli «attacchi» al Senato.
I media continuano a scavare per ricostruire un puzzle che le testimonianze rese sotto giuramento dal capo di gabinetto di Macron e dal segretario generale dell'Eliseo non hanno aiutato a ricomporre. BfmTv pubblica il contratto di Benalla: 4 pagine e 6mila euro netti al mese (7.113 euro lordi) in qualità di consigliere del presidente. Cifra mai resa nota dai diretti interessati, che si erano limitati a smentire i 10 euro. Dall'interrogatorio reso alla polizia da Benalla il 20 luglio è spuntato un altro ruolo del bodyguard: «Era mia responsabilità la messa a punto di una boutique digitale e il progetto di uno stand fisico per la vendita dei prodotti» con il logo della République, ha spiegato il 26enne.
Magliette con frasi pronunciate da Macron, bracciali d'oro, tazze e borse, che serviranno al restauro del palazzo presidenziale. Tutto in regola. Ma è inevitabile continuare a interrogarsi sul suo effettivo inquadramento all'Eliseo.
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