Macron si dà alla boxe: "Fa il macho come Putin"

La foto con i guantoni sul profilo ufficiale del presidente «Virilità populista, una scelta comunicativa sconcertante»

Macron si dà alla boxe: "Fa il macho come Putin"
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Afflitto da pessimi sondaggi a due mesi e mezzo dalle europee (lepenisti davanti tra il 27 e il 30% e macroniani tra 18 e il 20%), costretto a rincorrere sul campo spacciatori di droga che hanno reso città come Marsiglia luoghi in cui lo Stato fatica a fare pulizia, e con una Russia che avanza colpendo Kiev dal cielo nonostante le minacce dell'Eliseo d'invio di truppe a difesa dei gialloblù, Emmanuel Macron imbraccia i guantoni da boxe (una delle sue passioni sportive) portando con sé la fotografa di fiducia, Soazig de La Moissonnière. La foto ufficiale apparsa nelle scorse ore continua a fare il giro del web accendendo interrogativi d'ogni genere sulla reale strategia del presidente transalpino. Mediatica, ma soprattutto politica.

Da giorni, Macron incassa critiche dai media d'area gauche, per non aver escluso spedizioni militari in Ucraina: per il quotidiano Libé, le foto in t-shirt con vene in evidenza e pugno sul sacco rappresentano «una scelta di comunicazione sconcertante» perché il presidente appare sempre più «un guerrafondaio». Tra ironia, sdegno e sospetti di ritocchi ai muscoli, il magazine femminile Femme Actuelle esprime invece una certa ammirazione per i bicipiti, mentre vari internauti insinuano modifiche per farli sembrare più prestanti. Ma la questione è seria.

Marine Le Pen ha già accusato il capo dello Stato di mettere a rischio la sicurezza nazionale con le sue provocazioni a Putin. L'ecologista Sandrine Rousseau parla di «sconfitta per il progressismo», denunciando «povertà di comunicazione» sostituita da virilismo e machismo. L'ex candidata alle presidenziali Nathalie Artaud si chiede se il presidente in versione Rocky stia proponendo un combattimento in 12 round sul ring con l'omologo russo; il neogollista Bruno Ratailleau denuncia un atteggiamento «non all'altezza della funzione». Passi insomma un leader ossessivamente impegnato a mantenere alta l'attenzione su di lui. Ma con una Francia unica nazione Ue ad avere l'arma nucleare, il capo dello Stato e delle forze armate (come Macron stesso ha più volte rivendicato in tv) è un rebus preoccupante. Perché non accenna a chiarire dove voglia andare a parare con quest'atteggiamento sfidante, aggressivo. Critiche piovono da accademici e storici come Éric Anceau, docente dell'Università della Lorena, per cui lo scatto fa «parte della virilità neo-populista a cui certi leader sono affezionati oggi, a partire dal maestro del genere (finora) Putin». Quasi a dire che l'inquilino dell'Eliseo non è più il centrista della mediazione, mentre altri colleghi dell'Ue, pur confermando sostegno militare a Kiev per 10 anni come Italia e Germania, si concentrano su opzioni per una «pace giusta».

Macron insiste invece nel dire che la Russia «non deve vincere questa guerra», si sfoga con un sacco da boxe, proprio come nel 1988 faceva il fondatore del Front National Jean-Marie Le Pen, attacca il deputato dell'estrema sinistra Alexis Corbière, che accosta le due foto su X descrivendo un «inquietante» parallelismo.

All'epoca furono parecchi gli sfottò. Ma oggi, di fronte a un presidente che digrigna i denti e affonda i guantoni, c'è soprattutto un contesto che vede Leopoli e Strasburgo distanti meno di 1.500 km. E la paura di una terza guerra mondiale.

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