Madre e figlio annegano nel lago Bimba di 7 anni affoga al bioparco

I corpi ritrovati a 18 metri di profondità: i due erano scappati dalla guerra in Ucraina. La piccola è caduta in un bacino non balneabile

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Una mamma e un figlio inabissati nelle acque del Garda, una bambina di 7 anni annegata nel laghetto di un bioparco nel Cuneese. Due tragedie dalla dinamica simile che a distanza di poche ore uniscono un pezzo di nord Italia. Hanna Shabratska e suo figlio Oleksiy erano arrivati in Italia due anni fa per sfuggire alla guerra, alla povertà, alla disperazione. Erano tra le migliaia di ucraini che quando la Russia ha invaso il loro Paese si sono riversate nelle questure per chiedere aiuto. Chi avrebbe pensato che ad ucciderli non sarebbero state le bombe russe ma il lago più grande d'Italia. Lei, badante di 56 anni, e suo figlio 19enne sono morti annegati nelle acque del Garda, durante una giornata di relax sulle sponde trentine del lago.

Hanna e Oleksiy erano partiti in pullman martedì mattina da Rovereto. Le telecamere di videosorveglianza di Riva del Garda li immortalano mentre passeggiano, poi si dirigono verso la spiaggia, tra Punta Lido e la spiaggia dei Sabbioni. Lì adagiano gli asciugamani, borse e vestiti, poi decidono di fare un bagno nel lago. Si tuffano in una fetta di Garda particolarmente soggetta a forti correnti e cambi di temperatura dove, secondo gli assistenti bagnanti, già in passato altre persone si sono inabissate.

Loro evidentemente non lo sanno e si buttano. Di mamma e figlio non si sa più nulla: il compagno della donna Mauro Mariotti, preoccupato perché non li vede rientrare a casa a Rovereto, chiama le forze dell'ordine e denuncia la scomparsa. Le ricerche sono massicce: carabinieri, guardia costiera, polizia, sub dei vigili del fuoco di Trento. Decine di uomini si concentrano subito in quella zona, anche grazie agli accertamenti condotti sui telefoni dei due scomparsi. È solo dopo ore di ricerca che i due cadaveri vengono individuati dai sommozzatori dei vigili del fuoco. I corpi erano proprio dove si temeva, dove i torrenti Albola e Varone affluiscono nel Garda e dove il lago si inabissa per 18 metri a solo pochi metri dalla riva. Ed è proprio negli abissi che vengono trovati a poca distanza tra loro Oleksiy e Hanna. Mariotti assiste disperato ad ogni momento delle operazioni, poi si rifugia in un lungo pianto. È lui che aveva convinto la donna a trasferirsi in Trentino quando era ancora nel Donbass e voleva spostarsi in Polonia. Decise di ospitarla insieme al figlio e lei aveva iniziato a lavorare come badante. Il 19enne, invece, a breve avrebbe cominciato a lavorare in un bar. Ma in pochi attimi le due vite sono state spezzate in una giornata di mezza estate come tante altre.

L'ipotesi più probabile è che mamma e figlio siano stati trascinati in profondità dalle forti correnti o da qualche mulinello.

Ma mentre ieri le ricerche dei due ucraini erano già in corso in Trentino, in Piemonte si consumava un'altra tragedia. Una bambina di sette anni, che stava trascorrendo il pomeriggio in un centro estivo, è morta annegata in uno dei laghi del bioparco «AcquaViva» di Caraglio, in provincia di Cuneo.

Di lei si erano perse le tracce poco dopo le 16 e solo dopo interminabili minuti di ricerche si è palesata davanti agli occhi dei soccorritori l'atroce scena: il corpicino inerme era a due metri di profondità nel bacino da 50mila metri cubi d'acqua. Dal primo giugno si contano già 20 cadaveri rinvenuti nei fiumi e nei laghi italiani, poco meno di una vittima ogni due giorni.

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