
Il caso del software spia finito nei cellulari di alcuni membri della ong Mediterranea - tra cui l'attivista Luca Casarini e l'armatore Bruno Caccia - e del direttore del sito Fanpage, Francesco Cancellato, infiamma lo scontro politico. Ma sono le parole del vice premier Matteo Salvini ad alimentare il giallo su questa storia di presunto spionaggio illegale, da cui Palazzo Chigi ha subito voluto prendere le distanze, escludendo qualsiasi coinvolgimento della nostra intelligence in attività illegittime. «Non conosco la società in questione, non ha mai collaborato con realtà a me vicine o conosciute. Non so se ci fosse questo software, non so da chi fosse usato, per quali motivi», ha detto leader della Lega. Che poi ha aggiunto: «Sicuramente è necessario un momento di chiarezza in quelli che sembrano regolamenti di conti all'interno dei servizi di intelligence che svolgono un ruolo fondamentale per la stabilità, la sicurezza e la democrazia del Paese. Che ci siano paginate quotidiane in cui agenti segreti attaccano altri agenti segreti, invece di difendere l'interesse nazionale - ha detto ancora Salvini - questo sì, è preoccupante».
Dichiarazioni che pesano, e che arrivano dopo settimane in cui i nostri apparati vengono tirati in ballo sugli ultimi casi più spinosi per il governo. Dall'aereo che ha riportato in Libia Almasri, alle ricerche, da parte degli 007, sul capo di gabinetto di Giorgia Meloni, Gaetano Caputi, emerse nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Roma guidata da Lo Voi, che avrebbe divulgato il dato sensibile, violando la legge - e su cui il Dis ha presentato ieri un esposto alla Procura di Perugia. Fino, appunto, alla vicenda dello spyware Graphite dell'azienda israeliana Paragon. Che in Italia, come ha rivelato il Guardian, sarebbe a disposizione di due soli clienti istituzionali, «un'agenzia di intelligence e una forza di polizia». La società fornitrice avrebbe interrotto il contratto per violazioni sul suo utilizzo.
Palazzo Chigi ha ribadito l'estraneità degli apparati, e ha attivato sul caso l'agenzia nazionale per la cyber sicurezza guidata dal prefetto Bruno Frattasi. Le parole di Salvini infuocano le reazioni dell'opposizione, e a stretto giro arriva una nota della Lega che precisa: «Con l'espressione regolamenti di conti si riferisce a ciò che leggiamo da giorni sui giornali, non ad altro. In particolare stupisce trovare in edicola carte altamente riservate che dalla Procura sarebbero state inviate a giornalisti, peraltro citati a giudizio. Costoro, in base alla legge, non avrebbero dovuto riceverle, ma al massimo prenderne visione. Totale è la nostra fiducia invece negli attuali vertici dell'intelligence, finalmente all'altezza del compito loro assegnato».
Il riferimento è, appunto, al documento che la Procura di Roma aveva ricevuto dai servizi, in cui si rivelavano gli attenzionamenti degli 007 sul capo di gabinetto Caputi. Martedì il Copasir sentirà in audizione il direttore dell'Aise, Giovanni Caravelli. Ed è facile ritenere che le domande toccheranno anche le ultime vicende. Intanto però l'opposizione chiede al governo di riferire sul software spia. Il Pd, con la segretaria Elly Schlein, attacca: «Quello di Paragon è un fatto molto grave, il governo deve venire a chiarire, non può mettere la testa sotto la sabbia. La Presidente del Coniglio venga a riferire anche su questi fatti».
Getta acqua sul fuoco Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier: «C'è un'autorità competente che farà tutto quello che deve fare.
Ho grande fiducia nel sottosegretario Mantovano, sarà lui che verificherà il regolare svolgimento delle attività , e ho fiducia nella nostra intelligence, ma ripeto, è il sottosegretario Mantovano che ha il compito di regolare l'attività, svolge bene il suo lavoro e saprà fare tutto ciò che serve».
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