La Tav torna a minare la tenuta precaria della maggioranza giallorossa. La spaccatura tra MoVimento 5 Stelle e gli alleati di governo si consuma stamattina in Commisione Trasporti alla Camera. Al voto una risoluzione della maggioranza, a firma Pd, per il via libera al finanziamento che sblocca la Torino-Lione. Ma i grillini escono dall'aula e il programma si salva grazie al soccorso del centrodestra. Si infuriano renziani.
M5S contro il governo: la Tav si sblocca con i voti dell'opposizione
Il governo con la sottosegretaria dem Alessia Morani aveva espresso parere favorevole alla risoluzione. Il M5S - riferiscono fonti parlamentari all’Agi - prima dice di voler depositare una mozione alternativa e poi al momento del voto abbandona i lavori della Commissione Trasporti. La maggioranza trema e la risoluzione passa con i voti dell’opposizione. "Ancora una volta il centrodestra unito - tutti i deputati della Commissione Trasporti di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia - salva la Tav dalla furia anti-sviluppo del Movimento 5 Stelle. Solo grazie ai voti determinanti di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia in commissione Trasporti alla Camera è stato approvato il contratto di programma tra il ministero delle Infrastrutture, Ferrovie e Telt per il finanziamento della Tav. Senza i voti dal centrodestra - con i 5 Stelle che hanno abbandonato l'aula e lasciato la maggioranza al suo destino - il contratto sarebbe stato bocciato bloccando l'opera ed esponendo l'Italia a una figuraccia internazionale. Non solo. Il voto di oggi apre una frattura profonda nel governo, guidato da un premier espressione dei 5 Stelle, che potrà mantenere la parola solo grazie all'atteggiamento responsabile dell'opposizione".
"Persa la faccia": Recovery plan a rischio
Ad essere a rischio non sarebbe solo l'equilibrio della maggioranza. Per i deputati del centrodestra della Commissione Trasporti l'ennesima frattura tra le forze di governo ne comprometterebbe anche la reputazione internazionale. "L'episodio di oggi - tuonano i deputati - segna la naturale continuazione di una visione del Paese contrapposta a quella del governo Pd-5 Stelle: oggi il governo ha perso la faccia, ha messo l'Italia in condizione di vergognarsi agli occhi del mondo. Solo grazie al centrodestra questo non è avvenuto. Ma l'alto tradimento odierno dei 5 Stelle nei confronti della maggioranza costituisce un macigno anche per il Recovery plan: non ci sarà grande opera che sarà possibile realizzare o impegno che sarà mantenuto visto che il Movimento 5 Stelle ha dichiarato la sua assoluta contrarietà". Rincara la dose Osvaldo Napoli, del direttivo di Fi: "Varare un Recovery Plan serio e orientato alla sviluppo e alla crescita è un obiettivo irrealizzabile con questa maggioranza. Il Recovery va approvato e dettagliato entro fine febbraio-inizio marzo. Escluse le elezioni, perché significherebbe perdere 209 miliardi, si apre una questione politica e parlamentare di grande rilevanza. La verifica -conclude- non va fatta a palazzo Chigi, se Conte ha rispetto per gli italiani e le istituzioni deve portarla in Parlamento".
Ancora più duro il forzista Giorgio Mulè che chiede le dimissioni del premier. "Lo spettacolo indegno di un partito di maggioranza come i 5stelle che abbandonano il proprio governo al suo destino sulla Tav dovrebbe spingere il presidente del Consiglio a immediate dimissioni per dignità. Con il voltafaccia sulla Tav - riporta Adnkronos- oggi il governo ha dichiarato il suo fallimento: il premier Conte a questo punto dovrebbe trarre conclusioni logiche. Ma la logica, al pari del rispetto che si deve al Paese, non è sentimento che guida chi siede a Palazzo Chigi per opportunismo".
La nota dei 5 stelle che affonda la maggioranza
“Dopo settimane di incontri e audizioni, oggi mancano i presupposti per votare sì allo schema di Contratto di Programma per la Torino-Lione, per questo abbiamo lasciato l’aula”, si giustificano in una nota i deputati del MoVimento 5 Stelle in Commissione Trasporti, tentando di smarcarsi dall'accusa di "tradimento" dagli alleati. “Una decisione - spiegano - che non è in alcun modo un atto ostile alla maggioranza, ma è maturata dopo aver riscontrato numerose criticità sotto il profilo giuridico, regolatorio e contrattuale. Lo schema di contratto di programma rappresenta il perimetro formale entro il quale Stato Italiano, Telt e Gruppo Fs dovranno lavorare nei prossimi anni”.
Tutte criticità economiche e giuridiche sfavorevoli all'Italia che secondo i grillini andavano sciolte prima della firma del contratto. "Ad oggi, infatti, - contiua la nota - non sappiamo quale sarà l’effettivo impegno economico dell’Italia né quale sarà la copertura dei contributi comunitari. Quello che sappiamo, però, è che la Torino-Lione rappresenta - come abbiamo più volte detto - un’opera antieconomica, con alti costi di gestione, e previsioni assolutamente non chiare del traffico sull’infrastruttura. Inoltre, la direttiva comunitaria, recepita con decreto nel 2015 dal nostro Paese, consente finanziamenti agli Stati membri sulle infrastrutture ferroviarie, solo ed esclusivamente a gestori delle infrastrutture ferroviarie nazionali, qualifica che non hanno né Ferrovie Italiane né la Torino-Lione (Telt)”.
L'ultimatum dei renziani
A surriscaldare il clima già teso in Commissione, ci si mette anche Italia Viva che liquida la scelta pentastellata come un atto autolesionistico che mina la maggioranza."Quello che si è appena consumato in commissione Trasporti sulla Tav è un fatto grave che mette in difficoltà la maggioranza, su un tema fondamentale per lo sviluppo del Paese e per la nostra credibilità rispetto agli accordi europei", dichiara Luciano Nobili, capogruppo di Italia viva in Commissione Trasporti alla Camera. "Dunque è un atto di autolesionismo e una mancanza di responsabilità annunciare un voto contro e abbandonare l'aula.
L'atto è passato soltanto perchè ai voti di Pd e Iv si sono aggiungi quelli dell'opposizione. Se M5s non vuole fare le grandi opere e dice no alle infrastrutture c’è una questione aperta nella maggioranza”, chiosa, duro, il renziano.
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