Di Maio, due mesi di autogol. Ora Grillo non si fida più del "capo"

Dalla fuga in tv alle posizioni filo Usa

Di Maio, due mesi di autogol. Ora Grillo non si fida più del "capo"

Roma - Adesso la parola d'ordine è puntare sui temi, per mettere una pezza agli autogol di Luigi Di Maio in questi primi due mesi da candidato premier ufficiale del Movimento 5 Stelle.

Di frattura vera e propria, tra Beppe Grillo e Di Maio, non si può ancora parlare. «Non penso si sia rotto qualcosa tra Beppe e Luigi», commenta un deputato vicino all'ala più ortodossa del Movimento. Ma è chiaro che il fondatore non si fida più come prima del suo delfino. L'ex comico, nel vertice di venerdì pomeriggio a Milano nella sede della Casaleggio associati, ha rimproverato al vicepresidente della Camera una strategia di comunicazione poco avveduta. Prima il guanto di sfida lanciato al segretario del Pd Matteo Renzi, invitato via Twitter a presentarsi a un confronto televisivo. Poi la maldestra fuga a gambe levate, perché dopo la sconfitta in Sicilia tirava già una brutta aria. La seconda critica sollevata da Grillo riguarda il viaggio negli Stati Uniti fatto da Di Maio pochi giorni fa, per accreditarsi di fronte al governo di Washington in vista delle elezioni. Il vicepresidente della Camera, sia sulla Nato che sulle sanzioni alla Russia, ha assunto posizioni più conformi alla linea americana ed estranee alla retorica dei 5 Stelle. Urge raddrizzare la rotta. A tenere viva l'anima anti-sistema dei grillini ci pensa il solito Alessandro Di Battista, che in un comizio a Ostia ha annunciato di aver querelato Silvio Berlusconi, perché ne avrebbe messo in dubbio la preparazione universitaria. «Ho quasi due lauree e un master», ha sbottato il deputato grillino.

Di Maio continuerà invece nella girandola di incontri con imprenditori e professionisti, che serve ad allargare la base elettorale. Soprattutto al nord. «Ma bisogna parlare di più dei temi», dice ancora il deputato grillino. Dall'altro lato allora, in vista della sfida con il centrodestra alle elezioni politiche, i pentastellati puntano al bacino di voti della sinistra. Torna sul tavolo il reddito di cittadinanza. C'è anche il sì al biotestamento che il governo, complice l'apertura giunta nei giorni scorsi dalla Santa Sede, spera di portare in Senato nella prima parte di dicembre. Da non sottovalutare il ritorno in agenda dei temi ecologisti, ottimi per fare breccia a sinistra. Questa mattina, Di Maio e Davide Casaleggio si vedranno alla periferia di Milano per piantare alberi assieme agli attivisti.

Stessa cosa faranno nel resto d'Italia altri celebri volti del Movimento. Il programma è «l'unica stella polare da seguire, non firmerò un contratto come la Raggi», ha scritto ieri Di Maio in una lettera su La Stampa. Sperando di combinare qualche guaio in meno.

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