Di Maio fa l'anti-banche ma ha messo in lista l'ex avvocato di Mps

L'aspirante premier è stato in piazza a Siena. Però ha imposto la candidatura di D'Ippolito

Di Maio fa l'anti-banche ma ha messo in lista l'ex avvocato di Mps

La posizione del Movimento 5 Stelle sullo scandalo Mps è nota. «Quello che hanno fatto alla banca Monte dei Paschi è peggio della Tangentopoli, di Craxi e di Parmalat insieme», tuonava Beppe Grillo nel gennaio 2013. Luigi Di Maio è stato ancora più esplicito nel gennaio 2017: «È la banca dove ci sono i segreti della sinistra italiana, perché lì dentro hanno utilizzato i soldi per finanziare gli amici degli amici».

Dichiarazioni coerenti, a prima vista. Il guaio è che oggi il Movimento si presenta alle elezioni con un candidato che gli interessi (legali) di quella banca li ha curati per molti anni, fino al 2000 per la precisione. Si tratta dell'avvocato Giuseppe D'Ippolito, scelto da Di Maio per correre in Calabria nel collegio uninominale Catanzaro-Lamezia Terme per la Camera. Già nel 2015 il pentastellato aveva provato invano a farsi eleggere sindaco di Lamezia. Persino il girovago Alessandro Di Battista si era prodigato a comiziare in terra calabrese per spingere la sua candidatura, ma non era bastato. Poi, nonostante fosse stato «trombato» alle ultime Parlamentarie, l'avvocato lametino è stato ripescato all'ultimo minuto proprio per volontà dei vertici pentastellati.

D'Ippolito vanta un cursus honorum di tutto rispetto: docente universitario, nel 2000 diventa consigliere del ministero delle Attività produttive grazie a un decreto firmato dall'allora premier Massimo D'Alema, poi ricopre la carica di amministratore delegato dell'agenzia europea di Rating (Aer). Seguono tante altre poltrone, tra cui al Cnel (componente della giunta del Forum associazioni antiracket) e alla presidenza del Consiglio, in qualità di membro del tavolo tra governo e parti sociali.

Tutte queste informazioni figurano nel curriculum che D'Ippolito stesso ha pubblicato sul suo profilo Facebook qualche tempo fa. Da quel documento, tuttavia, mancano i riferimenti alla sua lunga esperienza con Mps. Come mai il candidato grillino ha omesso questa sua parentesi professionale? Forse perché essere stato alle dipendenze della banca oggetto della crociata grillina mal si concilia con la mission del Movimento?

Chissà cosa penseranno quegli attivisti che hanno esternato la loro rabbia davanti alla sede di Mps a Siena per far sentire «la voce dei cittadini sullo scandalo Monte dei Paschi e sollecitare le autorità a fare chiarezza e giustizia». Uno scandalo su cui i pentastellati picchiano duro da anni. Ma ora la presenza in lista di D'Ippolito potrebbe far storcere il naso.

Il suo avversario a Catanzaro, il forzista Mimmo Tallini, ha messo il dito nella piaga: «Capisco l'imbarazzo dell'avvocato D'Ippolito a dovere ammettere di essere stato per dieci anni avvocato del Monte dei Paschi di Siena e quindi facente parte del sistema bancario che ha vessato tanti risparmiatori italiani». Sul passato del candidato è poco probabile che Grillo non sapesse nulla visto che D'Ippolito è stato per anni il suo legale. E visto che ha difeso il comico in diverse cause come quelle contro la Rai, la Telecom e Cesare Previti che lo aveva querelato nel 2002 per diffamazione.

E in quegli anni D'Ippolito difendeva anche gli interessi della banca finita poi nella bufera per via di quello che i grillini stessi non esitano a classificare come capitalismo spericolato. Possibile che Di Maio non se ne sia mai accorto? Ma d'altronde tra furbetti del rimborso, massoni e condannati, di tempo per controllare in effetti ne resta molto poco.

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