Di Maio già fuori dai giochi: i suoi voti andranno dispersi

Con "Impegno civico" stabilmente sotto l'1%, crescono nel Pd i mugugni per un'alleanza che non porta niente

Di Maio già fuori dai giochi: i suoi voti andranno dispersi

Gigi la trottola. Giacca scura, camicia bianca e senza la cravatta Luigi Di Maio schizza dalla tv alla radio e finisce sulle pagine dei giornali per attaccare la «destra filorussa» e «sfascia conti», per dire che si fida del segretario del Pd Enrico Letta ma che preferirebbe di nuovo Mario Draghi premier. Solo che, a differenza di qualche giorno fa, le parole di Di Maio rimbalzano contro il muro di gomma eretto da un centrodestra che preferisce non cadere nelle provocazioni del leader di un partito accreditato al di sotto dell'1%. Una percentuale che è un problema anche per Letta. Infatti al Nazareno non sono pochi i mugugni per un'alleanza che alla fine rischia di non portare nemmeno un voto alla coalizione di centrosinistra. Il Rosatellum prevede infatti che le liste che vanno sotto l'1% non contribuiscono nemmeno al risultato complessivo del loro schieramento. Attualmente i sondaggi per Impegno Civico di Di Maio e Bruno Tabacci oscillano tra lo 0,6% e lo 0,8%, con qualche puntata ottimistica di qualche punticino al di sopra dell'1%. In ogni caso ben lontani da quel 3% che rappresenta la soglia di sbarramento per accedere ai seggi del proporzionale.

Restano i due leader, Di Maio e Tabacci. L'ex grillino e il democristiano per tutte le stagioni. Il primo potrebbe farcela nel collegio uninominale di Napoli-Fuorigrotta alla Camera. Il secondo, sempre a Montecitorio, nel terzo collegio uninominale della città di Milano. Un po' poco per far sì che le intemerate del ministro degli Esteri possano dettare l'agenda della campagna elettorale. Così Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia sono passati alla strategia del silenzio. Non rispondere agli attacchi di filo-putinismo e irresponsabilità sui conti, non offrire visibilità a un partito in cerca disperata di consensi. Ma anche nel Pd sono perplessi, quasi pentiti per avere stretto un patto di ferro con l'ex capo politico dei Cinque Stelle. Lo stesso Letta non immaginava percentuali accreditate così basse per Di Maio. Numeri che, appunto, rischiano di rendere impalpabile l'apporto di Impegno Civico alla coalizione. E così potrebbe ripetersi ciò che è avvenuto nel 1996 con la lista «Rinnovamento italiano» di Lamberto Dini. Allora alcuni militanti post-comunisti del Pds delle regioni rosse furono invitati a votare per il partitino di Dini, così da fargli raggiungere l'1%. Stessa cosa potrebbe accadere con i dimaiani.

Intanto Di Maio tira dritto per la sua strada. Inanella nella stessa giornata un'intervista a La Stampa, una a Rtl 102.5 e una a Sky Tg24. Con il giornale torinese si veste da Cassandra: «Il trio sfascia-conti durerà un anno. Salvini lavorerà con Berlusconi per logorare Meloni, dopodiché andranno di nuovo da Draghi». Poi a Sky Tg24: «Quella di centrodestra è una coalizione di irresponsabili, vogliono scassare i conti e anche l'Europa entrerà in fibrillazione. Giorgia Meloni appare commissariata da Salvini e Berlusconi, il che significa che avremo un governo che guarderà a Putin». Sfascia-conti, filo-Putin, pericolosi.

A Rtl 102.5 Di Maio, sostanzialmente, dice di preferire Draghi a Letta: «Se ci saranno le condizioni per me dovrà tornare Mario Draghi».

Di Maio dice che è possibile superare il 3%: «Mi aspetto un ottimo risultato, supereremo la soglia». Poi come nel gioco dell'oca riparte dal via: «Sfascia conti, filo Putin, irresponsabili». Sarà così fino al 25 settembre, l'obiettivo è arrivare almeno all'1%.

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