Di Maio ricompare al forum di Davos ma l'incarico che sognava è a rischio

Bruxelles potrebbe tagliare la figura di super inviato nel Golfo. E l'ex ministro tesse la sua tela per rifarsi dopo il flop Politiche

Di Maio ricompare al forum di Davos ma l'incarico che sognava è a rischio

Persico congelato. Luigi Di Maio ha ricominciato a muoversi, sottotraccia a Roma, pubblicamente a Davos, dove è stato invitato in qualità di «amico dell'Ucraina». Ma la vera notizia è a Bruxelles, nei palazzi della politica europea in cui si traccheggia sull'incarico di emissario dell'Unione Europea nel Golfo Persico per l'ex ministro degli Esteri italiano. La ricomparsa di Di Maio nel nuovo ruolo dall'alto profilo internazionale sembrava cosa fatta solo a metà novembre scorso. L'ex grillino aveva appena superato gli esami davanti alla Commissione Europea, Mario Draghi ci aveva messo del suo per rilanciarlo. Insomma, la rivincita del fondatore di Impegno Civico appariva come poco più di una formalità. Tanto che Di Maio si stava già organizzando per il trasloco nella capitale belga. Poi scoppia lo scandalo del Qatargate e qualcosa si inceppa.

Ed eccola, la notizia. Nella Bruxelles travolta dalle presunte tangenti stanno prendendo tempo. «Dopo quello che è successo, vogliono evitare di dare quell'incarico a un italiano», sussurrano le malelingue nei corridoi di Montecitorio. Eppure Di Maio non c'entra assolutamente nulla con l'inchiesta che coinvolge l'ex eurodeputato di sinistra Antonio Panzeri e l'ex vicepresidente socialista del Parlamento europeo, la greca Eva Kaili. Dietro la decisione di congelare la nomina dell'ex capo politico del M5s, dunque, ci sarebbe soltanto una ragione di opportunità. Troppo pesanti le conseguenze sull'immagine dell'Italia di una vicenda giudiziaria che investe diversi rappresentanti del nostro Paese. E Di Maio sarebbe una vittima collaterale dell'«Italian Connection». Ma c'è di più. A Bruxelles potrebbero anche rinunciare tout court alla creazione della nuova figura. Il Qatar, al centro dell'inchiesta, è uno degli Stati con cui l'emissario dovrebbe contrattare sulle forniture energetiche. Inoltre, un altro dei candidati in lizza, l'ex commissario Ue per l'immigrazione, il greco Dimitris Avramopoulos è stato azzoppato dai dubbi sulla sua attività di «sensibilizzazione» svolta per la Ong di Panzeri, oltre che per la sua nazionalità.

In questo contesto pieno di incertezze Di Maio ha ricominciato a tessere la sua tela. Al World Economic Forum in Svizzera è stato ospite della Ukraine House Davos. Mercoledì ha partecipato a una cena pro-Kiev organizzata dalla first lady Olena Zelenska. Ieri ha presenziato all'Ukrainian Breakfast con il presidente Zelensky che è intervenuto in collegamento. Contatti a livello altissimo nel mondo del sostegno occidentale all'Ucraina. Rapporti che non fanno escludere nemmeno un futuro di Di Maio come conferenziere all'estero, sul modello dell'«odiato» Matteo Renzi. E poi il sottobosco della politica romana. Si segnalano incontri, caffè e cene con giornalisti e politici.

Sempre rigorosamente in solitaria, accompagnato solo da una guardia del corpo. Nulla di strano per un ex ministro e già leader di partito, un enfant prodige entrato prestissimo nei palazzi e che troppo presto ne è uscito. Almeno per il momento.

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