Stato di emergenza in Paradiso. Anche alle Maldive, l'arcipelago delle vacanze dei vip oggetto del desiderio dell'italiano medio, possono accadere cose che siamo abituati ad associare a Paesi dove la bellezza è una sconosciuta. Colpi di Stato, arresti arbitrari, forze speciali nelle strade, caos politico che consiglia di rinviare i viaggi per turismo.
E ieri è accaduto. Era notte a Malè, la piccola capitale e unica vera città dell'arcipelago, quando la polizia ha fatto irruzione a casa di Maumoon Abdul Gayoom, ottantenne ex presidente e attuale leader dell'opposizione, per arrestarlo. Era la prima mossa seguita allo stato di emergenza proclamato dal presidente Abdulla Yameen, che all'alba ha fatto prelevare anche il presidente della Corte Suprema Abdulla Saeed e il giudice Ali Hamid e decretato la sospensione dell'ex presidente del Parlamento.
Yameen accusa gli arrestati di aver tentato un colpo di Stato ai suoi danni, ma in realtà pare che le cose stiano diversamente. Ordinando la scarcerazione di un gruppo di oppositori e il ritorno in Parlamento di 12 deputati che avevano disertato il partito del presidente, Saeed aveva infatti semplicemente tentato di ripristinare le condizioni di una normale democrazia, ma la sua ordinanza è stata considerata un attacco politico dal presidente Yameen, che si è rifiutato di obbedire. Da qui il rischio di disordini e la decisione di proclamare lo stato di emergenza. A cui l'ex presidente in esilio Mohamed Nasheed ha reagito chiedendo all'India di intervenire militarmente per sostenere la causa della democrazia. Il gigantesco vicino lo aveva già fatto trent'anni fa, per impedire un golpe proprio contro Gayoom.
Le Maldive, nonostante la loro immagine paradisiaca, non sono nuove all'instabilità politica. Anzi: dal 2008, quando si concluse il trentennio di sostanziale dittatura di Gayoom, nelle isole del turismo di lusso è stato un susseguirsi di disordini politici, che hanno molto infiammato gli animi dei maldiviani ma pochissimo toccato le vacanze dei fortunati stranieri dislocati nei villaggi che sorgono su atolli remoti e pacifici in mezzo all'Oceano Indiano.
Ieri la Farnesina ha consigliato massima prudenza agli italiani che si trovino a Malè, ricordando che vi è stato imposto il coprifuoco e che è buona norma stare lontani da assembramenti anche quando sembrano pacifici. Il presidente di Astoi Confindustria Viaggi, Nardo Filippetti, però tranquillizza: «Le vacanze dei turisti presenti nei resorts, ubicati negli atolli distanti dalla capitale, proseguono normalmente - afferma -, così come sono regolari le prossime partenze per le Maldive. Monitoriamo la situazione sia d'intesa con l'unità di crisi della Farnesina sia attraverso il nostro personale in loco».
Ogni anno sono circa 90mila gli italiani che raggiungono le Maldive e il trend turistico è in crescita. Non tutti questi connazionali sanno che l'arcipelago dei loro sogni è una Repubblica islamica, e che presso i circa 340mila abitanti le posizioni fondamentaliste sono molto diffuse.
Tanto che sono stati ben 200 i giovani maldiviani partiti per combattere con l'Isis in Siria e in Irak, anche se a noi può sembrare incredibile. Dietro questa piaga non c'è tanto una povertà più diffusa di quanto sembri, ma una pervasiva propaganda islamista foraggiata dall'Arabia Saudita.
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