È stato condannato a 4 anni di reclusione per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi nei confronti della ex compagna il filosofo Leonardo Caffo. Lo ha deciso ieri la Quinta sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Alessandra Clemente. La Procura aveva chiesto 4 anni e mezzo. «Va bene colpirne uno per educarne mille. Io sono stato colpito, speriamo che educhino anche gli altri mille», ha detto lo scrittore dopo la sentenza. Mentre Carola, la ex compagna parte civile nel processo, ha dichiarato al telefono: «Questa sentenza è solo la superficie di un problema più ampio e radicato. Le vittime di violenza continuano a pagare il prezzo di una carenza nell'educazione sentimentale e di una cultura permeata di pregiudizi».
I giudici hanno anche disposto una provvisionale di 45mila euro a favore della vittima e l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni per l'imputato. Hanno poi escluso due aggravanti delle tre contestate dal pm. I maltrattamenti al centro delle accuse sarebbero cominciati nell'estate del 2019 e sarebbero andati avanti fino all'estate del 2022, quando la giovane donna, allora non ancora trentenne, decise di lasciare il compagno e di denunciarlo. Nel capo di imputazione sono riportati molti episodi di minacce, insulti (anche verso i famigliari di lei), violenze verbali e fisiche. Tra questi un litigio del 17 agosto 2020 a Catania. Lui le avrebbe afferrato «violentemente la mano destra contorcendogliela» e provocandole una frattura «scomposta» con «accorciamento del dito». I difensori del filosofo, oggi 36enne, nell'arringa hanno ammesso la relazione conflittuale tra i due, ma hanno negato le violenze. Nei confronti di Caffo nell'agosto di due anni fa il gip Ileana Ramundo aveva disposto l'allontanamento dal nucleo familiare, con divieto di avvicinamento, che è stato revocato dal Tribunale lo scorso settembre, poco prima della scadenza dei termini. A causa del processo Caffo, volto noto in tv e nome amato dai circoli di sinistra, ha rinunciato a partecipare al festival «Più libri più liberi» di Chiara Valerio, che l'aveva invitato difendendo poi la scelta. «Tutto quello che ho fatto - ha aggiunto il 36enne - l'ho fatto per cercare di stare con mia figlia e ho senz'altro fallito. Tornando indietro, se dovessi cambiare la cosa che andava cambiata non sarebbe nata mia figlia e sono felice che sia in vita. Auguro a lei e alla madre tutto il bene possibile, perché il bene non si cancella». Il filosofo si è detto pronto «sul piano morale a chiedere scusa» alla donna. «Andrò in appello e proverò a cambiare questa sentenza. La violenza di genere c'è. Spero ancora che non ci sia violenza nei confronti delle donne». Infine: «Non sono belligerante, non lo ero prima e non lo sarò dopo. Ho un'enorme capacità di incassare merda e continuerò a incassarla». La ex compagna ha continuato: «È fondamentale che questa vicenda serva da spunto per riflettere su quanto ci sia ancora da fare per prevenire e contrastare realmente la violenza». E ha concluso: «Chiunque denunci una situazione simile si scontra con un sistema che troppo spesso manca di strumenti adeguati per supportare le vittime». Così il suo legale, l'avvocato Elena Cinzia Tomayer: «Oggi abbiamo messo un punto importantissimo per questo caso. Ho sentito la mia cliente, è in un momento molto difficile, perché sono tre anni che c'è questo processo. È molto stanca e provata». La sentenza «ci dice che la giustizia c'è e funziona.
I tempi non dipendono dalla magistratura, ma da elementi esterni: la sentenza ci dice che le donne devono denunciare». E gli avvocati di Caffo, Romana Perin e Filippo Corbetta: «Siamo delusi. Restiamo convinti dell'innocenza di Leonardo».
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