Ospite del centro di accoglienza per richiedenti asilo «Sant'Anna» di Isola di Capo Rizzuto (Calabria) viveva serenamente, a spese degli italiani, camuffato tra gli immigrati. Gli stessi che per lungo tempo ha torturato e stuprato. John Ogais, 25enne nigeriano, è conosciuto come Rambo. Nella safe house di Alì il Libico, dove gli immigrati vengono tenuti rinchiusi prima della partenza in attesa del pagamento del riscatto da parte delle famiglie, disponeva della vita dei prigionieri come voleva. Li torturava, li picchiava, stuprava le donne, e diversi testimoni dicono che è un assassino.
Per la squadra Mobile di Agrigento, diretta da Giovanni Minardi, fa parte di un'associazione per delinquere di carattere transnazionale dedita a commettere più reati contro la persona, e in particolare, stando alle indagini, che nella fase d'individuazione e cattura, disposta dalla Dda di Palermo, è stata condotta con i colleghi di Crotone, tratta di persone, sequestro, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
«Rambo» è uno dei complici di Sam Eric Ackom, il ghanese tratto in arresto dalla mobile di Agrigento lo scorso marzo, e a carico del quale sono state già confermate le accuse delle sue vittime davanti al Gip di Palermo nel corso di un drammatico incidente probatorio. «Una volta, ho avuto modo di vedere che Rambo, il nigeriano, ha ucciso, dopo averlo imbavagliato e torturato a lungo, un migrante nigeriano che si trovava lì con noi» ha raccontato un testimone.
Ma non è il solo. «Ho assistito al pestaggio sino alla morte di due persone, un nigeriano minorenne e un altro nigeriano ucciso da Rambo davanti al fratello. Nello stesso momento dell'omicidio, Rambo minacciava, armato di pistola, il fratello della vittima, di non raccontare nulla alla famiglia e di farsi mandare i soldi. Ho assistito a violenti pestaggi operati da Rambo nei confronti di migranti».
Un altro immigrato dice di aver sentito che l'uomo che si fa chiamare Rambo «ha ucciso un migrante». «So che mio cugino e altri hanno provato a scappare ha aggiunto - e sono stati ripresi e ridotti in fin di vita, a causa delle sevizie cui sono stati sottoposti». Un testimone racconta delle torture cui veniva sottoposto in Libia con i cavi elettrici per fargli prendere la corrente. «Altre volte mi legavano le braccia e poi mi appendevano in aria, per picchiarmi ripetutamente e violentemente». Rambo forse non pensava che gli immigrati avrebbero testimoniato contro di lui.
E se la viveva spensierato in quel centro per richiedenti asilo tra i più grandi d'Europa, che fino a poco tempo fa era controllato dalla cosca Arena, che è stata smantellata dalla Dda di Catanzaro con il fermo di 68 persone. La cosca controllava a fini di lucro la gestione della struttura, riuscendo ad aggiudicarsi gli appalti indetti dalla prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione.VRaf
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