Il prossimo governo si deciderà all'estero. Non (solo) per le pressioni delle segreterie internazionali ma soprattutto per il peso dei 12 parlamentari eletti nel mondo. La sciagurata riforma M5s che ha tagliato il numero dei parlamentari da 945 a 600 ha reso ognuno degli eletti più decisivo per gli equilibri della prossima maggioranza. Figurarsi chi - lo dice la storia recente - spesso è stato eletto grazie a voti comprati da boss mafiosi, con plichi di schede intercettate (e votate) a 800, mille euro.
L'ultimo è stato il senatore Adriano Cario eletto nella circoscrizione America, dichiarato decaduto lo scorso gennaio per brogli: a Buenos Aires almeno ventimila schede sarebbero state manipolate, dice la magistratura argentina. Il senatore Nicola Di Girolamo nel 2008 fu eletto con Forza Italia in Germania grazie ai voti pagati 50 euro l'uno dalla 'ndrangheta, che perfino a Colonia fa il bello e il cattivo tempo.
«Qualcuno ha iniziato a ricordarsi di noi - dice al Giornale Andrea Di Giuseppe, imprenditore di successo a capo del Com.It.Es South East Usa e del comitato che raggruppa tutti i dieci Com.It.Es americani - ma bisogna capire se tutti potranno votare o solo una parte. E quale parte...». La sinistra, ovvio. «Gli italiani all'estero sono cittadini di serie B per il loro Paese», dice Di Giuseppe, che ha presentato un esposto alla Procura di Roma (nella foto) accusando il ministero degli Esteri di negare il diritto di voto a tutti gli italiani e di calpestare la Costituzione. I Com.It.Es. sono organismi eletti direttamente dai residenti all'estero e come molti Patronati sono saldamente in mano alla sinistra. Solo alcuni hanno diritto di voto per eleggere i rappresentanti del Cgie, il Consiglio generale degli italiani all'estero composto da 43 eletti provenienti da 17 Paesi dove di fatto si decidono le candidature. La Farnesina, che nomina altri 20 componenti del Cgie, sa benissimo che per colpa di «un sistema di iscrizione al voto complesso e farraginoso», scrive il direttore del quotidiano italiano delle Americhe Gente d'Italia Domenico Porpiglia, chi riceverà la scheda rasenta lo zero virgola degli aventi diritto, circa 6 milioni cui 4,5 iscritti all'anagrafe.
«Un cittadino italiano residente a Bangkok non gode dei medesimi diritti politici di uno che vive nel Lussemburgo», si legge nell'esposto. Una stortura che si aggiunge all'altissimo rischio di brogli. «Per i referendum sulla giustizia i plichi elettorali non sono arrivati, dicono mancasse la carta. Le pare possibile?», dice Di Giuseppe, che ora chiede chiarezza: «Esigiamo che i plichi arrivino in tempo per non invalidare il voto, monitoreremo eventuali stranezze» che il Parlamento italiano non è mai riuscito a correggere. Italia Viva con Massimo Ungaro e Laura Garavini, eletti nella Circoscrizione Estero-Europa, ha (invano) chiesto la tracciabilità del plico e della fase di scrutinio con un codice QR. Niente da fare.
«Non conta chi vota, conta chi conta i voti», diceva Stalin.
In molti hanno ancora negli occhi le immagini raccolte da Filippo Roma delle Iene del capannone della Protezione civile di Castelnuovo di Porto a Roma, con 10mila scrutatori che se ne infischiavano delle regole. Scene destinate a ripetersi il 25 settembre.
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