L'obbligo di indossare le mascherine Ffp2 nei negozi e sui mezzi pubblici è entrato in vigore in Germania e in Austria. Sono molti gli studiosi che ne consigliano l'uso anche in Italia: ma davvero sono indispensabili o bastano le chirurgiche? «Quello che conta è indossare la protezione correttamente» spiega la professoressa Stefania Boccia che insegna Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
Professoressa Boccia ritiene che anche in Italia dovremmo adottare le Ffp2 in determinate circostanze?
«Allora, la mascherina chirurgica in questo momento basta. È un dispositivo di protezione filtrante al 90 per cento in uscita dunque protegge molto bene gli altri. In entrata ha una protezione del 20 per cento quindi occorre che tutti lo indossino per raggiungere un livello di protezione sufficiente. Se sono in una stanza e indosso la chirurgica ma le altre persone no sono io la più esposta perché l'80 per cento delle emissioni degli altri mi arriva. Ma occorrono anche altre precauzioni».
Quali?
«La mascherina va indossata al massimo per 4/5 ore. Se diventa umida deve essere immediatamente cambiata perché perde di efficacia, il potere filtrante scende. Soprattutto deve aderire bene sul naso e sul mento altrimenti l'aria fuoriesce sopra e sotto e noi sappiamo che il coronavirus si trasmette per via aerea».
Quindi non è necessaria la Ffp2 per la variante inglese?
«Non ci sono evidenze in questo senso».
E le mascherine di stoffa che sono state bocciate già nella prima fase dell'epidemia dagli esperti?
«Anche in questo caso ci sono enormi differenze a seconda del tipo: si va dal 20 al 70 per cento di potere filtrante. Comunque andrebbero anche queste cambiate e lavate ogni 4 ore. Meglio allora indossare una chirurgica e sopra se si vuole una di stoffa colorata».
Ha ricevuto il vaccino?
«Sì la prima dose e sono in attesa della seconda. Qui al Gemelli sono riusciti a vaccinare quasi tutti gli operatori sanitari e anche le seconde dosi sono coperte».
Alcuni suoi colleghi hanno proposto di vaccinare più persone e ritardare la seconda dose: che cosa ne pensa?
«Sarebbe una scelta fuori protocollo, non sperimentata. Il trial clinico prevede la somministrazione della seconda dose dopo 21 giorni e in quel modo l'efficacia del vaccino è stata dimostrata. Non ci sono evidenze che il vaccino resti efficace ritardando la seconda dose. Ho sentito pareri diversi ma mi sento di sconsigliare vivamente di ritardare la seconda somministrazione: non correrei il rischio di vanificare la vaccinazione».
I ritardi nella consegna delle fiale da parte di Pfizer purtroppo hanno fatto slittare l'avvio della profilassi per gli over 80. Si punta sull'approvazione di Astrazeneca ma ci sono dubbi sull'efficacia per i più anziani.
«Anche in questo caso non ci sono evidenze che mostrino una scarsa efficacia per le fasce d'età più anziane. Oltretutto si tratta di un vaccino tradizionale, maneggevole, che potrà essere somministrato dai medici di famiglia: una svolta per la campagna vaccinale».
Sale la preoccupazione per le varianti.
«Quella inglese ha un indice di trasmissione doppio rispetto al ceppo originale. É stato calcolato che 2mila casi in 30 giorni salgono a 62mila. Ma non tutte hanno questo Rt e in Italia la circolazione delle varianti è al momento ancora contenuta».
Perché in Italia la mortalità da Covid19 è così alta?
«Se si guarda ai dati della prima fase della pandemia isolando quelli della Lombardia, colpita per prima in Europa e quindi più duramente, si vede che la mortalità da una media di 58 decessi per 100mila abitanti scende a 38.
Se si guarda alla sola Lombardia la mortalità sale a 167 decessi per Covid ogni 100mila abitanti. Purtroppo l'età media alta, l'affollamento delle strutture ospedaliere e inizialmente l'arrivo tardivo della diagnosi hanno avuto drammatiche conseguenze».
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