Nel suo discorso al parlamento il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto ricordare anche un bambino di due anni, vittima del terrorismo antisemita: "Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell'odio e dell'intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell'ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano".
L'attentato avvenne di sabato mattina, il 9 ottobre 1982, alle 11.55, alla fine dello Sheminì Atzeret che chiude la festa di Sukkot, la festa delle capanne. Le famiglie ebree uscivano dalla sinagoga, con molti bambini che avevano appena ricevuto la benedizione collegata a quella festa. In quel momento arrivò un commando di terroristi palestinesi che lanciò granate tra la folla e iniziò a sparare coi mitra. Trentasette persone rimasero ferite. Il piccolo Stefano perse la vita.
Il padre di Stefano ringrazia il Presidente
“Al presidente della Repubblica va la mia riconoscenza ed il mio affettuoso ringraziamento con tutto il cuore per aver ricordato mio figlio”, dice Joseph Tachè, padre del piccolo Stefano. “Quel giorno anch’io ero in Sinagoga - ricorda commosso - ero con Stefano e mio figlio più grande, di 4 anni, che rimase gravemente ferito ma per fortuna si è salvato. Il piccoletto, invece, morì dopo circa un'ora - ricorda Tachè -. Non ho ascoltato direttamente il discorso del presidente ma me lo hanno riferito - aggiunge - e nei suoi confronti ho una riconoscenza davvero affettuosa. Oggi siamo tutti a rischio perché il terrorismo colpisce tutti e sicuramente aver citato la morte di mio figlio ha una grande valenza politica, è un segno di apertura mentale, un segno di grande sensibilità”.
Chi erano gli attentatori
Gli inquirenti individuarono un membro del commando che aveva fatto fuoco: Osama Abdel al Zomar, arrestato in Grecia al valico con la Turchia. Dopo aver scontato una pena di alcuni anni, per traffico di armi, fu rilasciato e si rifugiò in Libia, aggirando la richiesta di estradizione avanzata dall'Italia. Nel 1991 la Corte di appello di Roma lo condannò in contumacia per la strage del 1982.
Secondo quanto emerso dalle indagini il commando avrebbe risposto agli ordini di Sabri al-Banna (conosciuto come Abu
Nidal), e rientrava in una serie di attentati contro obiettivi ebraici in Europa e dirigenti dell'Olp, formazione considerata “troppo moderata”, compiuti negli anni Ottanta. Abu Nidal fu trovato morto a Bagdad nel 2002.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.