Dai Sergiuzzo, pensaci tu. Il presidente, dicono dal Colle, «in questi giorni non apre bocca», non è di buon umore, non pensava proprio di dover sciogliere le Camere a sei mesi dalla scadenza naturale e adesso «non vuole interferire» nella campagna elettorale.
Magari Mattarella non parla, però ascolta e legge la valanga di messaggi in arrivo per i suoi 81 anni. Auguri sinceri, altri istituzionali, altri ancora piuttosto interessati. Sono quelli di chi, a sinistra, lo vede come un baluardo contro il centro destra favorito alle elezioni e conta sul fatto che alla fine, in qualche modo, trovi una soluzione diversa, compia un miracolo, inventi qualcosa soprattutto se dalle urne non uscirà un verdetto chiaro. Calcoli sballati, spiegano al Quirinale, il capo dello Stato seguirà, come sempre e come prescrive la Carta, le indicazioni degli italiani. Nessuna manovra di Palazzo, del resto lui stesso giovedì sera è stato piuttosto chiaro: «Il nuovo governo sarà determinato dal voto degli elettori».
Eppure, hai visto mai, qualcuno insiste a sperare, ricordando con piacere come nel 2018 Mattarella non diede l'incarico né a Luigi Di Maio né a Matteo Salvini, i due vincitori, e scelse lo sconosciuto professore Giuseppe Conte. Ma anche qui la ricostruzione fornita e diversa: Lega e M5s non volevano vedere a Palazzo Chigi il leader dell'altro partito, così, dopo più di ottanta giorni di consultazioni e negoziati, si arrivò all'avvocato del popolo. Il capo dello Stato del resto ci ha abituato ai capolavori di ingegneria istituzionale: Conte due e Draghi sono nati solo grazie alla sua pazienza certosina e alla vecchia sapienza democristiana.
Si ripeterà pure in autunno? Più il risultato sarà incerto, più aumenterà il margine di manovra del presidente della Repubblica, che per la Costituzione mantiene comunque un certo potere anche sulla scelta dei ministri. Poi certo Mattarella non è un interventista alla Napolitano o alla Scalfaro, non fa o disfa esecutivi, ha uno stile diverso, però insomma visto che è il suo compleanno, meglio farsi sotto, Tweet, post, telefonate, dichiarazioni, a Torino pure uno striscione: una marea di auguri, tra cui quelli molto asciutti di Enrico Letta e Giorgia Meloni e quelli dell'intero campionario parlamentare. La Lega, con i capigruppo Molinari e Romeo: «Grazie per essere un concreto punto di riferimento per gli italiani». Antonio Tajani: «Una vita dedicata al servizio delle istituzioni. Il suo impegno è un faro per le forze politiche». Luigi Di Maio: «Nei momenti più bui la sua guida è stata essenziale e ha dato lustro all'Italia». Giovanni Toti: «La sua saggezza ci ha accompagnato pure nei periodi peggiori».
E quelli, sentiti e istituzionali, di Mario Draghi, «In questi mesi ho potuto apprezzare da vicino la sua umanità, la sua dedizione, il suo senso dello Stato. Lei è sempre stato un punto di riferimento imprescindibile per i cittadini e per la vita politica e sociale del Paese. Una garanzia di stabilità. La ringrazio per la fiducia e il sostegno al governo».
Persino il Papa ricorda il momento difficile dell'Italia e il ruolo di architrave di Mattarella. «In questo particolare frangente - scrive Francesco - segnato da scelte cruciali, lei continua ad offrire un contributo fondamentale, con gentile autorevolezza. Lei svolge un alto servizio per il popolo italiano». Ed Elisabetta Casellati, presidente del Senato: «Nei prossimi mesi la attenderanno sfide difficili però sono certa che saprà decifrarle e interpretarle con incisività, ridando slancio alle migliori energie del Paese».
Per Mattarella è comunque un compleanno amaro, che cade nel pieno di una crisi che lo ha costretto a sciogliere le Camere e a interrompere l'esperienza del governo di Mario Draghi, messo in piedi per tamponare le emergenze sanitaria, economica e sociale. Ora l'ombrello è chiuso e chissà che succederà. Il capo dello Stato avrebbe preferito una festa normale, in famiglia come l'anno scorso, invece ha deciso di passare la giornata in Piemonte.
A Torino, dove è stato accolto meglio di una rockstar, ha partecipato alla cerimonia del giuramento degli allievi carabinieri, tra fanfare e pennacchi, poi è andato alla basilica di Superga e al Seming del suo amico Ernesto Olivero, l'ex deposito di armi trasformato in arsenale di pace. Un pranzo leggero, una torta e, già alle 15, il rientro a Roma.
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