Mattarella: "Non si rimuove il dolore. Mettete la mascherina è libertà"

"Conservo tutti i dati di contagiati e vittime. Non facciamo ammalare gli altri". E al governo: "Spendete bene i soldi Ue".

Mattarella: "Non si rimuove il dolore. Mettete la mascherina è libertà"

Roma Ma avete già scordato tutto? Avete cancellato così, come se niente fosse, cento giorni di dolore? Quell'assalto agli ospedali, quelle bare portate via dai camion, le città desertificate, il Papa solo a Pasqua sotto la pioggia in una piazza San Pietro vuota? Mattarella no, non dimentica. «Conservo i dati di contagi e vittime. Li ho riletti: quattro mesi fa sono morti in un solo giorno 800 cittadini. Non possiamo rimuovere, per rispetto di chi ha perso la vita e dei sacrifici fatti». Non possiamo dare spazio e ascolto ai negazionisti del Covid: «Mettete le mascherine, far ammalare gli altri non è libertà», dice il capo dello Stato, e il pensiero corre a Matteo Salvini. Poi aggiunge, il Paese deve pure andare avanti. Il governo deve «compiere uno sforzo e riaprire le scuole», si tratta di «un obiettivo primario». E deve uscire dalla palude dell'immobilismo preparando «un programma tempestivo, concreto ed efficace» per riuscire a utilizzare gli aiuti europei.
Ma «la rimozione» non aiuta, spiega il presidente. Al Quirinale va in scena un tentativo di normalità, la cerimonia del ventaglio da parte della stampa parlamentare si svolge regolarmente, sia pure in una rarefatta atmosfera di cautela. Posti limitati, sedie distanziate, mascherine e l'invito alla prudenza di Sergio Mattarella. «La cautela - dice - è un richiamo opportuno. C'è la tendenza a rimuovere le esperienze sgradevoli, però non era immaginabile che affiorasse così presto, mentre continuano a morire persone per il virus».
E quindi «non si può confondere la libertà con il diritto di far ammalare gli altri, imparare a convivere con il virus non significa comportarsi come se non ci fosse più». Mattarella non vuole dare giudizi sulle scelte del governo, però, guardando anche a Usa e Brasile, si può dire che i blocchi sono serviti. «Altrove il rifiuto o l'impossibilita di quei provvedimenti sta provocando drammatiche conseguenze». Un compito può svolgerlo la stampa. «Ha dato prova di essere al servizio dei cittadini, il ruolo del giornalismo di qualità è stato rilanciato ed è opposto a quello delle fabbriche di cattiva informazione e fake news».
E tra un mese, ricorda il capo dello Stato, dovrebbero riaprire le scuole. «Lì è in gioco il futuro. I nostri ragazzi hanno già patito un anno di disagio, il sistema Italia non può permettersi di dissipare altre energie in questo campo». Finora però si è vista solo tanta confusione e sarebbe il caso che il governo si svegli. «L'apertura regolare è un obiettivo primario, bisogna raccogliere la sfida e vincerla». Come quella dei 209 miliardi Ue.

«La qualità e le formule innovative messe in campo dall'Unione hanno un significato storico, è importante che l'Europa non si chiuda in una visione miope e in interessi di corto respiro». Adesso però quei fondi dobbiamo meritarceli. Occorre «un programma efficace», un piano di sviluppo «concreto». La domanda è: il governo sarà in grado di preparalo?

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