Primi effetti della strambata del Capitano: il vento in poppa della Lega cala. Per carità, non è certo un naufragio ma l'ultimo sondaggio spiattellato sul Sole24Ore deve aver impensierito un Salvini in versione privata. Tra un selfie con la figliola per esaltarne lo smalto rosa pallido e l'incubo di una quadra tra i gialli e i rossi, c'è anche il nero dell'ultima rilevazione Winpoll per il quotidiano di Confindustria. Sta arrivando il conto dell'essersi fatto saltare in aria a Palazzo Chigi affossando se stesso assieme a Conte: per la prima volta da mesi il Carroccio frena. Oggi vale il 33,7% quando alle Europee (26 maggio) incassò il 34,2% e a luglio veleggiava addirittura al 38,9%. Insomma, facendo saltare il banco sono saltati anche ben 5 punti percentuali di consenso. Rimorsi? Forse. Di certo nessun leghista lo ammetterà mai, preferendo guardare l'altra parte del sondaggio, quello che tasta il polso agli italiani sul come uscire dall'empasse. Ebbene, la maggioranza del Paese chiede il voto (41% contro il 34% che vuole un governo giallorosso). Grancassa, quindi: e-le-zio-ni, e-le-zio-ni. E ancora: se Di Maio e Zingaretti trovassero la quadra, per il 51% degli italiani il governo durerebbe «solo pochi mesi». Come va dicendo un Salvini disorientato perché mero spettatore della trattativa M5s-Pd. Tornando alle intenzioni di voto, a via Bellerio si registra con preoccupazione l'inversione di tendenza che riguarda grillini e dem. Entrambi, rispetto a luglio, tornano a salire. I pentastellati passano dal 14,8% al 16,6%; i democratici dal 23,3% al 24%. Qualche leghista fa spallucce: «Se sono gli stessi sondaggi che davano la sconfitta secca di Trump siamo a posto...». È vero che il Carroccio resta comunque il primo partito. È vero che il 33,7% resta pur sempre un buon risultato. Ma è vero anche che il boom salviniano sui social comincia a mostrare le prime crepe.
Ieri, per esempio, sotto la foto delle unghie pittate della figlioletta («Ma che bello smalto, buona domenica, amici») sono apparsi i primi nasi arricciati: «Ma lasciala in pace, no?»; oppure: «Eviti di usare i figli per farsi pubblicità»; e, il più graffiante: «È il tuo partito che perde smalto...». Smalto o non smalto, in questa fase il leghista è relegato nel ruolo di passivo osservatore di un negoziato il cui barometro segna cambiamenti ogni ora.
Non resta che sperare in un naufragio della trattativa con uno strano paradosso: più di un leghista, adesso, si aggrappa al Colle. Un parlamentare del Carroccio ricorda: «Mattarella tre giorni fa ha parlato chiaro. Ha detto che servono decisioni in tempi brevi ma soprattutto una maggioranza che si formi attorno a un programma per governare il Paese. Non sarebbe sufficiente un governicchio. E poi ha detto chiaro: Altrimenti l'unica strada è quella delle elezioni». Non resta quindi che il bombardamento preventivo del governo-patacca che cercano di apparecchiare Renzi e gli ex amici grillini.
Grillini che il Capitano, ormai, non tempesta quasi più sebbene gran parte di questi tornerebbe coi leghisti piuttosto che imbarcarsi in un governo con gli odiati dem. Ma la paura di perdere la comoda poltrona a Palazzo può far miracoli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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