Matteo ha fretta di votare: già pronto il tour elettorale

L'ex premier inizia la campagna per tornare al potere. Ma ora l'ostacolo è Gentiloni

Matteo ha fretta di votare: già pronto il tour elettorale

Roma - Sono entrambi sulla neve dell'Alto Adige, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Ancora qualche giorno di vacanza, poi il ritorno agli impegni. Non stupisce che fra quelli del primo ministro e del premier dimissionario, a far chiacchierare siano più gli ultimi. Renzi dovrebbe essere a Firenze tra domani e dopodomani e chi l'ha sentito assicura che «sta già preparando il suo giro per l'Italia». Un tour che partirà il 10 gennaio e che toccherà circoli e associazioni del Pd. Un giro che ripassa dal via: all'ex premier preferisce il ruolo di ex sindaco d'Italia, infatti si prepara ad aprire una fase di ascolto con i cittadini e con gli elettori dem cercando un'intesa coi sindaci del territori. L'ex premier ha lasciato la poltrona di Palazzo Chigi ma non quella di segretario di partito perché sa che il tempo stringe e il piano B è sfumato: non ci sarà un partito della Nazione, è il Pd che Renzi deve traghettare alle elezioni come candidato premier, perché sciogliere le truppe con il rischio di ritrovarsi sguarniti al fronte, non conviene. Meglio riorganizzarle.

Infatti, il tour servirà a studiare le mosse, a individuare chi entrerà a far parte della nuova classe dirigente del partito e nelle liste per le prossime candidature. Da boy scout a talent scout: il segretario dem, come annunciato nei giorni scorsi, si calerà nella parte. Rottamata la retorica della rottamazione con lo stile dell'icona pop, Matteo Renzi sta lavorando al suo libro, passaggio obbligato nella fenomenologia del leader: uscirà a febbraio, un riassunto della sua esperienza politica ma non una raccolta di memorie: piuttosto, servirà ad illustrare il suo piano di rilancio in vista della futura corsa alla guida del Paese. Il manifesto di una campagna elettorale che, per lui, è già cominciata. L'obiettivo restano le urne a giugno, questo il cronoprogramma che Matteo Renzi s'è dato. Salvo intoppi.

Intanto, c'è la legge elettorale, che è la vera partita dentro la partita. Le ultime proposte di riforma depositate recano tutte la firma Pd. Segni di una maggioranza spaccata il cui compito di tenere insieme i pezzi, cercando una soluzione per andare al voto al più presto, spetterà a Gentiloni. Ma non è detto che a passargli la patata bollente, Renzi, si sia assicurato. Il premier sostituto, che non avrebbe dovuto muovere consensi ma solo eseguire le volontà del suo predecessore, in realtà piace: a Mattarella, alle opposizioni, pure alla minoranza Dem. E il nodo, è tutto qui.

«Mai più fiducia sulla legge elettorale», ha detto chiaro e tondo Roberto Speranza. «Il governo Gentiloni ha offerto una discontinuità in questo senso». Il fuoco di fila per staccare la spina al governo rischia di ritorcersi contro Renzi come un boomerang.

Meglio giocarsi bene le ultime cartucce, o cambiare registro. Gentiloni potrebbe finire per trovare una quadra e mettere d'accordo tutti intorno a una legge elettorale. Per Renzi, oggi, senza nessuna garanzia di avere tutelati i suoi interessi.

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