Nei giorni scorsi l'argomento è stato usato spesso dai mandarini dei Cinque stelle per smentire l'ipotesi della dipartita del Movimento. «Abbiamo tagliato i vitalizi», ripetevano scandendo le altre bandierine piantate in un anno e mezzo di governo, e quindi «il reddito di cittadinanza e la spazzacorrotti». Fino alla «riforma della prescrizione», e non importa se quest'ultimo cavallo di battaglia è ancora oggetto di trattative nella maggioranza, di fatto non realizzato. Ma ieri i maggiorenti grillini, alle prese con gli accapigliamenti interni al partito, si sono beccati una bella doccia fredda sfogliando le pagine del Fatto Quotidiano. Il giornale, anticipando la decisione della Commissione Contenziosa del Senato, ha annunciato che con tutta probabilità saranno accolti i 722 ricorsi degli ex senatori ai quali era stato ricalcolato l'assegno con il sistema contributivo dopo una delibera del 2018. Il provvedimento della Commissione, in arrivo per il 20 febbraio, sancirà anche la restituzione degli arretrati. Nessun risparmio di 22 milioni di euro all'anno, dunque. Maurizio Paniz, ex deputato di Pdl e Forza Italia, avvocato dei ricorrenti, ha commentato: «Sono convinto della forza delle nostre argomentazioni e della fondatezza delle ragioni che abbiamo esposto presentando i ricorsi. Da avvocato e da ex parlamentare è ovvio che mi auguro che le decisioni della commissione siano favorevoli ai ricorrenti».
La distruzione di uno dei totem del grillismo è piombata sul M5s in crisi. Un parlamentare ammette: «Dovevamo immaginarcelo prima, la delibera era attaccabile». Alessio Villarosa, sottosegretario del Mef, ha girato un video in cui ha fatto sapere di essere «incazzato». Paola Taverna, vicepresidente del Senato considerata in corsa per la successione a Luigi Di Maio, ha twittato indignata: «Se la casta avesse messo al servizio dei cittadini tutto l'impegno che sta mettendo nel riportare i privilegi che noi gli abbiamo tolto, la politica sarebbe una bella cosa e questo sarebbe un paese migliore. Noi non ci arrendiamo!» Dal Blog delle Stelle hanno puntato sulla teoria del complotto: «Il presidente della commissione è Giacomo Caliendo, senatore di lungo corso di Forza Italia, vicino alla presidente e al suo capo di Gabinetto, l'ex senatore Nitto Palma - prosegue la disamina - sia Palma che Caliendo sono percettori di vitalizio. Un altro giudice, componente tecnico non senatore, è Cesare Martellino». E ancora: «Diversi quotidiani hanno ricostruito i suoi trascorsi professionali con Nitto Palma alla Procura di Roma, all'Ufficio indagini della Federcalcio e al Comitato organizzatore dei mondiali del '90. Capite bene che questo intreccio desta fisiologici sospetti». Oltre i sospetti, la richiesta è che si ricominci da zero, sostituendo i membri della commissione.
Il resto è una maionese impazzita. Per quanto riguarda gli Stati generali, rinviati a dopo il 29 marzo, ognuno sta elaborando le sue proposte. Il viceministro Stefano Buffagni vuole un «Politburo» di sei persone più un segretario generale. Manlio Di Stefano, viceministro, pensa a un consiglio a supporto di un capo politico vero e proprio.
Sullo sfondo l'espulsione dei due morosi (uno è il senatore Lello Ciampolillo). E Alessandro Di Battista è pronto a tornare dall'Iran.
Agli attivisti che lo contestavano sui social: «Il M5s è in crisi e tu sei in ferie», ha risposto: «appena finito di fare le mie ricerche tornerò». «La sua generosità non ha eguali e la sua partecipazione agli Stati Generali con una tesi anti-sistema lo dimostra», la difesa di Paragone.
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